Non c'è niente di costante tranne il cambiamento

Blog di Cristina Savi - Trovare nuovi modi per comunicare


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venerdì 31 marzo 2017

Si muovono personaggi: incontri riservati con Patti Smith

Avvenne per caso. O forse no.
Incontrai questi "personaggi", fisicamente, letteralmente o artisticamente, insieme, in successione non casuale ed estremamente rapida.
Non so se siano stati questi incontri i fautori della mia transizione, tra il prima e il dopo, o se il mio vagare in atto, mi abbia portato a loro.


Una cosa è certa. Loro mi hanno cambiato la personale visione della vita, dell'arte, della musica e soprattutto dell'essere umano.
Così ciò che vorrei è dar loro spazio e voce.
Vorrei che non fosse perduto il loro messaggio.
Mi piacerebbe che arte, letteratura, fotografia e musica potessero tornare ad essere motori trainanti della nostra società, dell'economia, e dei grandi cambiamenti.

Una moltitudine di donne in corteo a Buenos Aires, 2016, 24 marzo.
40 anni dalla dittatura (Libertad, Memoria, Justicia)
Vorrei dar voce all'espressione artistica, in ogni sua forma, in qualità di strumento di comunicazione, di trasformazione e di ribellione.

Vi presento i miei "6 personaggi in cerca d'autore", vivi o morti, noti e meno noti:

- Patti Smith, custode di tante vite, "il filo logico", nel quale sono inciampata, che congiunge ogni parte del mio discorso, fotografa e scrittrice oltre che artista musicale. Da leggere Just Kids e M Train. Con Just Kids ripercorsi un cammino a ritroso. La Patti Smith che ritrovo con Albertine Sarrazine e Frida khalo, una Smith che mi parla della dannazione dell'artista e mi avvicina a Basquiat.


- Albertine Sarrazin, scoperta con L'Astragalo (prefazione Patti Smith "la mia adorata Albertine"), letto e riletto tre volte, una sorprendente scrittura autobiografica. Da questa vita, che mi colpii molto, proseguii le mie ricerche e arrivai a Aldo Giungi, curatore di La via traversa (Titolo originale "La Traversiére") e lui mi spedì la copia del libro, come dono, sorprendente e inatteso.
- J.M. Basquiat, "l'artista analfabeta", mi piace e parla la mia lingua. Vi ritrovo un bisogno di dire delle cose, tante, un bisogno impellente di comunicare. Una forma senza forma, un tratto caratteristico, una scelta di fare arte ovunque. Una vita breve.
- Carol Rama, ribelle, anticonformista, una vera rivoluzionaria italiana, mi lega a Frida Khalo, la ritrovo nelle sue opere. Così poco legata alla forma apparente, alla bellezza estetica dell'opera compiuta, ma molto al messaggio forte espresso sulla tela.
- Frida Khalo, la incontrai già in giovane età, avevo 13 anni, alle scuole medie, e vidi per la prima volta un suo dipinto, che la ritraeva in doppio (le due Frida). Non vi capii nulla. Ma decisi di scoprirla. Non so quanto mi piaccia la sua arte, amo lei. Ho difficoltà a farmi piacere ogni sua opera. Ma le trovo, ognuna, un cortometraggio immobile di istantanee emotive. Lei è dolorosamente e ironicamente grandiosa.
- Mary Ellen Mark, fotografa, me la fece conoscere Jill Mathis (fotografa anch'essa), mi disse "tu me la ricordi in modo impressionante". Ho iniziato a documentarmi a osservare i suoi lavori, a leggere di lei. A scoprire che aveva una capacità di immortalare l'anima degli esseri umani di rara profondità. Non fotografa per vezzo ma per missione.



Amo ognuno di loro per la forza e il coraggio. Perché ognuno di loro ha usato la propria arte per esprimersi e per portare messaggi importanti alle persone. E perché in un presente ormai intriso di suoni e immagini vorrei che questi potessero essere usati per migliorare e agire. Non stare solo a guardare.

Da L'espresso - marzo 2017

Tutte le immagini sono visibili a questa pagina

martedì 28 marzo 2017

Se avessi il pisello sarei un re, ma sono femmina

Sabato 18 marzo ho partecipato, al Centro Eventi Il Maggiore, ad uno degli incontri organizzati dal Comune di Verbania per la rassegna "Scrittura al femminile".


In particolare era presente Claudia De Lillo, alias Elasti. Divertente, interessante, ironica e auto-ironica. Incontro positivo.
Ma tra le cose che mi hanno colpito maggiormente, e sulla quale medito da giorni, vi è una riflessione che lei ha fatto partendo da un aneddoto familiare. Si tratta della differenza di genere: maschio/femmina.
Ha narrato un episodio che ha come protagonista uno dei suoi figli, che frequenta la scuola elementare, nell'atto del gioco, a scuola, con compagne di sesso femminile. Le femmine interpretano ruoli di Pokemon evoluti, i maschi quelli di Pokemon base (non conosco il mondo Pokemon ma ne deduco vi sia una suddivisione di ruoli e capacità). E tutto pare naturale. E quand'è che poi la donna si fa da parte per lasciar strada libera all'uomo!?!?!? Si interroga Caludia De Lillo.

Stereotipi che disastro




Alcune ricerche, la più recente apparsa su Science a Gennaio 2017, un'altra molto interessante risale al 2010 - Educazione sessista (Biemmi) evidenziano come sin dall'età di 6-7 anni si creano i primi stereotipi che poi influenzano le scelte e gli atteggiamenti dei due sessi.
Alcuni dati, da approfondire con le fonti in fondo all'articolo:

  1. A partire dai 6-7 anni le bambine percepiscono il proprio talento come inferiore rispetto a quello dei coetanei maschi
  2. Analizzando numerosi testi per le scuole elementari ne è risultato che le professione dei protagonisti sono per i maschi 50, tra cui avvocato, scienziato, dottore, re, cavaliere, architetto, etc, per le femmine quelle trovate solo 15, tra cui maestra, strega, fata, casalinga, etc
  3. Gli aggettivi travati negli stessi testi analizzati. Aggettivi per il genere maschile: coraggioso, audace, avventuroso, forte, autoritario, onesto, generoso, etc; per il genere femminile: civetta, vanitosa, invidiosa, pettegola, piagnucolosa, docile, servizievole, ipersensibile, disperata, etc.


Autori ed editori questo è per voi

Una domanda agli autori e agli editori: è possibile rendersi conto che siamo nel 2017? Che alcuni passi in avanti sono stati fatti? Che la madre/moglie non si occupa più solo delle cura dei figli e delle faccende domestiche? E soprattutto che potrebbe essere anche una peculiarità maschile quella di fare il padre e assolvere alle cure domestiche?
Possiamo far sì che in poltrona con il giornale o un libro ogni tanto ci sia anche la mamma e non solo il papà?
Possiamo pensare che tra gli avvocati ve ne sia una con la gonna? Vogliamo provare a illustrare scienziati anche di sesso femminile? E' possibile inserire aggettivi femminili quali coraggiosa, onesta, generosa, ambiziosa e non solo civetta, pettegola, smorfiosa, vanitosa, invidiosa?

Credo che la comunicazione per queste fascie d'età parta anche da voi (non mi addentro in Tv e media in generale perchè è un altro labirinto di preconcetti e clichè)

Che fatica essere uomo

Tutti questi stereotipi ingabbiano anche l'uomo in ruoli definiti e rigidi. Quanto raramente capita di sentire un bambino che esprime liberamente la propria volontà di voler fare il maestro di scuola d'infanzia, dedicarsi a professioni nell'ambito della "cura", etc.? Quando spesso un bambino, dalle scuole elementari in poi, può piangere liberamente? Quando un bambino si può mostrare sensibile e servizievole?

Quanto meno, quando capita, questo genera stupore.

E voi capite che fatica dover essere per forza cavaliere, re, coraggioso, audace, forte, fiero, avventuroso, imprudente?

Quando il capo è donna che orrore

Mi duole ammetterlo ma è così. Nella mia esperienza personale, o in quella di amiche, avere un superiore di sesso femminile è una tortura. Ed è questo che vorrei comprendere, piuttosto che il perchè la donna ha tante difficoltà ad avere ruoli di tradizione maschile.




Mi chiedo spesso:
- perchè una donna in una posizione di potere si allei più facilmente con uomini rispetto che con donne?
- perché una donna superiore in scala gerarchica professionale divenga una strega modello matrigna di Biancaneve?
- perché se il mio capo è donna devo fare la sfigata pena l'esilio?
- perché se sei donna predomina la rivalità rispetto al riconoscimento delle competenze?
- perché quando hai un ruolo decisionale l'invidia ti si attacca addosso come la seconda pelle?

Mi piacerebbe avere delle risposte a questo e soprattutto mi piacerebbe poter far scomparire certi libri per bambini, mi piacerebbe poter spiegare ai bambini e alle bambine che la differenza di genere esiste, ma vorrei sgretolare gli stereotipi che vedranno sempre la femmina meno talentuosa, pettegola, strega e piagnucolosa e i maschi coraggiosi, autoritari, forti e talentuosi.

Vorrà forse dire che la difficoltà della donna a prendere, e gestire, posizioni di rilievo sia frutto di quanto si apprende crescendo?

Gli uomini agiscono le donne appaiono (cit. Berger)

L'osservatore è maschio, anche dentro la donna stessa, per questo il giudizio è maschile.

Ecco, forse, perché sono le donne le prime a giudicare le altre donne, quando l'osservatore interno è giudice severo maschile l'essere femminile è sinonimo di "pochezza", paiono essere ormai di uso comune i binomi femmina=debole, bella=vuota, femminile=seducente, etc.

Mi sembra di assistere spesso a processi di questo tipo: se la donna non emula in toto l'uomo, e non fa tutto ciò che lui fa, è una sfigata, l'uomo se non fa quello che sa fare la donna è perché è un duro (macho).
Questa pare retorica ma purtroppo è molto più reale di quanto si immagina.

Io sono per la libertà di genere. Non mi interessano molto le differenze, non mi interessa dover mostrare forza e successo emulando le caratteristiche maschili.
Credo nella forza dell'essere umano fatto di complessità e debolezza. Maschio o femmina che sia.
Non invidio l'uomo.
Ho più paura delle donne. Ancor più di quelle che sono anche madri.
Non penso che la strada della parità di genere, se è questo l'obiettivo, passi attraverso il trasformarsi in una moltitudine di caratteri maschili con le tette.
Non credo neppure che le bambine vadano trattate da principesse a tutti i costi per poi trasformarsi presto in regine autoritarie.

Magari iniziando dall'infanzia a eliminare gli stereotipi, lavorando sulla libertà di esprimersi e di essere, possiamo sperare di:
- avere donne fiere di essere donne
- di avere donne che sappiano lavorare in team
- di avere persone che vengono valutare per merito e non per sesso
- di avere individui che possano condividere ruoli, e non essere vincolati ad alcuni
- di avere individui competitivi ma non scorretti
- di avere persone che si liberino dalla schiavitù della prestazione

Io intanto proverò a fare del mio meglio in qualità di mamma e occupandomi di comunicazione.

Fonti:

venerdì 24 marzo 2017

Four colors of jazz: via libera alla creatività nel suo farsi

Scesi dall'auto alle 19. In largo anticipo rispetto all'inizio del concerto.
La prima cosa che raggiunse il mio orecchio furono le note di Lonely Woman.
Non è possibile, pensai. A Domodossola, un sabato di marzo, clima più che mite e la prima accoglienza in terra ossolana avviene con uno dei miei brani preferiti.
Mi sono fiondata verso la Cappella Mellerio, a circa 50 mt da me.

Four Colors of Jazz - Progetto in 4 serate

Era lì che si sarebbe svolta la serata, ed era proprio lì che il Jazz Art Trio Project (Fabrizio Spadea, chitarra – Roberto Mattei, contrabbasso – Massimiliano Salina, batteria) stava provando. 

Cappella Mellerio - Domodossola - 18 marzo 2017

Immaginavo sarebbe stato un grande concerto. Avevo sentito Fabrizio qualche giorno prima, e lui è uno che non si sbilancia, che cela più che mostrare, ma era carico e soddisfatto, e questa era, per me, condizione sufficiente per credere che, quella sera, avrebbe davvero riservato delle sorprese.
“Red sax” il tema della serata, tre i grandi sassofonisti interpretati: John Coltrane, Ornette Coleman, Wayne Shorter, dieci i brani, elevata la ricerca melodica, timbrica e armonica, coraggiosa la scelta di spaziare dal bebop al free jazz, “un concerto senza compromessi” hanno ripetuto più volte i tre musicisti.


E così è stato, il susseguirsi dei brani ha mantenuto in esaltata tensione il pubblico per tutta la serata, musica complessa, suoni inaspettati, assoli, improvvisazioni, tecnica, novità, talento hanno ottenuto un crescendo di applausi fino al bis finale.
Come dire, omaggiare il sax, senza sax, e non farne sentire la mancanza, è geniale.

Four colors of jazz, il nome del progetto, che attraversando composizioni di grandi musicisti che hanno fatto la storia del jazz focalizza gli appuntamenti (4 in tutto) su strumenti diversi: sax, concerto del 18 marzo u.s., chitarra (22 aprile, Light Purple Guitar), piano (13 maggio, Light Blue piano), tromba (3 giugno, Yellow Trumpet).

Stessi musicisti per una tavolozza con 4 colori, i colori di 4 strumenti, gli strumenti di grandi compositori, le composizioni eseguite con una libertà fatta di coraggio, il coraggio di chi accetta di credere in ciò che ama, l'amore per il jazz, il jazz senza limiti e oltre i confini del consueto, il consueto fatto di intrattenimento musicale ed etichette, le etichette di chi ha necessità di definire il contesto, qui è l'assenza di contesto. 
Un'opera che si crea come su una tela, in cui si ha accesso alla creatività nel suo farsi, in cui il dialogo tra suoni, musicisti e pubblico si compone in quel momento. Citando Miles Davis, preferirei non parlare di jazz ma di social music.
Mi piace pensare al jazz in questo modo, fatto di assenza di aspettative e del piacere dell'abilità che sorprende. 
E' stato un po' come assistere ad una performance musicale di grande livello in cui gli strumenti, abilmente guidati, dicono al pubblico: "non aspettarti ciò che ti piace, ma ciò che ti farò provare ti piacerà".

Ci vediamo il 22 aprile!
Un plauso particolare a tre grandi musicisti che stanno donando tale musica alla Città di Domodossola. Nessun impegno economico da parte dell'Amministrazione per le 4 serate (la scarsità di fondi sulla Cultura ha anche queste conseguenze); concerti ad ingresso libero nei quali l'offerta libera credo sia uno dei riconoscimenti doverosi che il pubblico possa far loro. 





mercoledì 22 marzo 2017

Piano regolatore Badabàu: novità per edificare

Come avevo preannunciato (a questo link) i progetti dei piccoli costruttori erano al vaglio della CITA (Commissione Ironico Tecnica Autoctona) del Comune di Badabàu.
Gli esiti sono pervenuti ieri (21 marzo u.s.) : tutti i progetti presentati sono stati approvati.

Il Piano Regolatore in questione è:

- direttamente attuativo
- non ha scadenza
- non è ne iconico, ne simbolico ma ironico
- è esteso all'intero territorio comunale

Romantic Buildings Costruzioni - esempio di un progetto approvato


Finalità PRG: crescita abitativa di Ghost Town Badabàu
Termini PRG: infiniti
Contenuti speciali PRG: imprese incaricate, aree di pubblica utilità, mappatura in scala di ogni singola costruzione, indicazione d'uso di ogni singola costruzione
Requisiti preferenziali: progetti realizzabili, progetti curati nel dettaglio.

Ai sensi dell'art. 000 del 01/01/0000 si procede con la pubblicazione dei progetti approvati e non si effettuano affissioni.

Tutti i progetti si possono visionare alla pagina di Badabàu

Per informazioni :
badabauvb@gmail.com
347-6446152


martedì 21 marzo 2017

Da Verbania a Verona: andata e ritorno in cucina


Da sinistra: Bartolucci, Ottone, De Rosa (Direttore Due Torri), Bortolin

Quando vidi il libro per la prima volta ne restai colpita: "Cucina d'autore - Dalla tradizione all'innovazione" (A cura di Andrea Dallapina, Ecorisveglio Editore).

Cucina d'autore - Ecorisveglio Editore

Per ovvie ragioni relazionali (essendo Dallapina mio marito, nonché padre di nostro figlio) mi sono posta il problema di farne parola, come se l'essere affettivamente legati facesse perdere valore alle parole che sarei andata a scrivere, in una sorta di remora tra ciò che realmente pensavo e ciò che sarebbe apparso agli occhi del lettore.

Da sinistra in basso: Bartolucci Sergio papà di Giorgio - Dallapina (Direttore Ecorisveglio
e curatore del libro)

Si tratta di un testo sapientemente studiato. In cui la cura per il dettaglio, l'amore per la ricerca, la bellezza della presentazione si respirano non solo nelle ricette, ma anche nelle descrizioni, nella fotografia, nella presentazione. Non conoscevo i tre chef fino a ieri sera.


Sto parlando di Giorgio Bartolucci, Danilo Bortolin e Roberto Ottone incontrati al Due Torri Lounge & Restaurant di Verona (ristorante nel quale Ottone è Executive Chef).

Da sinistra: Bortolin, Bartolucci, Ottone


La serata. 

Un incontro culinario tra Piemonte e Veneto, reso sublime e indimenticabile dalla maestria dei tre chef e dalla location senza tempo.



Quando entro in un posto nuovo e mi sento come a casa, ignorando di trovarmi in un cinque stelle, immersa in un'atmosfera alla quale non so dare un nome, tra una commistione di stili e arredi, tra affreschi e antiquariato, nel quale la cura del formale lascia il posto al calore del conviviale penso che quello è un buon luogo in cui trascorrere del tempo a tavola. Come su un set di un film, mi guardo attorno affascinata da quelle che mi paiono una serie di comparse sorridenti e compiaciute per il corso degli eventi: una coppia di stranieri dai capelli argentei sui divani centrali, il pianista al suo pianoforte a coda al lato della sala, il barman dietro il bancone, il maìtre che accoglie gli ospiti in sala con garbo e professionalità. Tutto pare essere preludio di quella che poi si è confermata una grande serata d'autore.

Gli chef

Entrai subito in cucina, e non vi trovai chef nervosi o tesi, ma una squadra sorridente capeggiata da Ottone, Bartolucci e Bortolin entusiasti e a tratti goliardici.
Quando lessi le prime pagine del libro, ebbi il dubbio che la loro amicizia fosse una trovata editoriale, che le loro foto scanzonate e divertenti fossero richieste di stampa e invece no.
Loro sono effettivamente un team vincente. Riescono a trarre il positivo dalla rivalità professionale, che stimola e non ostacola, non vi è invidia, nessuno deve mettere la firma a tutti i costi. Giocano in squadra e i risultati sono evidenti. Le loro ricette, le scoperte, le presentazioni dei piatti non sono la somma di tre idee, ma la complessa unione di tre energie.




I piatti

Dalla tradizione all'innovazione, non vi sono altre parole per descrivere ciò che mi si è presentato davanti. Mostro qui delle fotografie (tratte dalla pagina di Bartolucci) per rendere l'idea sensoriale di ciò che ho avuto il piacere di gustare. Non nascondo che la parte visiva ha giocato un ruolo determinate, "che l'occhio voglia la sua parte" per me è un diktat ma da solo non è condizione sufficiente alla soddisfazione di una cena.

Cestino croccante 

Mai dire mais

I laghi nel mare

Tra Piemonte e Veneto un Tiramisu

Aperitivo di benvenuto

Il connubio di sapori e consistenze, di profumi e colori non ha reso solo piacevole la vista ma ha soddisfatto appieno il gusto. L'incontro tra lago e valli, tra piatti della tradizione e ricerche elaborate evidenziano un'esperienza fatta di cultura, mestiere e talento.

Il mio piatto preferito è stato "I laghi nel mare": Luccioperca in olio di cottura, zuppetta di pasta e fagioli alla marinara (una calamarata azzeccata) e croccante di asparagi marini. Nulla, vi assicuro nulla, mi avrebbe fatto immaginare un piatto così ben riuscito.

La grande sorpresa, geniale, il doppio raviolo di mais, da un lato baccalà matecato, dall'altro pizzaiola cruda.

L'innovazione nel tiramisù con sbrisolona al posto dei savoiardi, sorbetto al caffè invece di biscotti imbevuti.

Un plauso alla selezione dei vini proposti: Franciacorta Brut Le Marchesine, Vermentino Bolgheri "Solosole" 2015 - Poggio al tesoro e Recioto di Soave 2011 "Rocca Sveva".

Complimenti per la serata.

Spero di ritrovarvi presto insieme a Verbania.
Intanto vi verrò a trovare a Eurossola di Domodossola (Executive Chef Bartolucci), al Majestic (La Beola Ristorante -  Executive Chef Bortolin) a Verbania e ritornerò al Due Torri in primavera (Executive Chef Ottone) a Verona.

Allegra brigata Recioto finale 



Info per il libro: andrea.dallapina@ecorisveglio.it

venerdì 10 marzo 2017

C'è vita in Badabàu

Tanti UMANOIDI si stanno mostrando curiosi, e interessati alla scoperta di Ghost Town Badabàu.

Chiedono: "ma com'era prima Badabaù"? "Ed era abitata?"

Badabàu Planet
Sì, era abitata. Lo abbiamo chiesto agli abitanti rimasti, che peraltro sono molto entusiasti della presenza dei "piccoli costruttori", e loro ci hanno fornito delle foto della loro città prima che divenisse Ghost Town.

Gustave Plaisir è il più godereccio di tutti, ama contornarsi di comodità e fa del piacere proprio e degli altri un obiettivo primario. Ha sempre cercato sistemazioni in località di indubbio valore paesaggistico nelle quali gli piace accogliere amici e organizzare party.

Terrazza vista lago - Gustave Plaisir

Carmen L'Idea punta sempre in alto. Un vulcano di iniziative, a volte bizzarre, e fornisce al gruppo spunti interessanti. Le piace vivere in Centro, partecipare alle attività culturali e concedersi lunghi momenti di riflessione.

Centro storico - Carmen L'Idea

Poldo Audace ama il pericolo e fa del rischio la propria parola d'ordine. Non è capace di avere una vita tranquilla, detesta la routine e ha un naturale bisogno di porsi in situazioni al limite dell'estremo.

Poldo Audace e famiglia

Al contrario Flora Passionaria, che seppur vivesse anch'essa di emozioni, ama spazi fiabeschi, crede enormemente all'esistenza di fate ed elfi, parla alla natura, e nel suo stesso spostarsi crea aloni di magia e paesaggi incantati.

Residenza Flora

Cirano De Terminato è deciso e tenace. Non rinuncia per nulla al mondo a ciò che si è prefissato di realizzare. Raggiungere l'obiettivo è una necessità. Lavora sodo e pare instancabile. Non è molto socievole e cerca spesso la quiete con la sua casa nei boschi.

Non disturbare - De Terminato 
E infine Fortino De Impegno e Gudmilla Allegra, l'unica coppia che abbiamo incontrato, amano lavorare nei campi, lei è sorridente e ricca di entusiasmo, ha sempre un buon motivo per sentirsi felice, Fortino lavora, lavora e lavora.

Scegliamo la campagna - Fam. De Impegno - Allegra

Ora aspetta ai "piccoli costruttori" farsi approvare i progetti di costruzione per la rinascita di Badabàu. I progetti sono al vaglio della CITA (Commissione Ironico Tecnica Autoctona) del Comune di Badabàu. Gli esiti sono previsti per il 15 marzo 2017.

La SASS (Seri Adulti Senza Sogni) attualmente si è detta favorevole alla rinascita della città poichè i loro test sui piccoli imprenditori hanno avuto risultati negativi: eccessivo sviluppo di spirito consumistico, eccessiva competitività, assenza di capacità a lavorare in team, incapacità di divertirsi sono solo alcuni risultati dei test.

Noi continuiamo a tenervi informati.


Ha collaborato con noi, per immagini, disegni e fotografia, Marieke Ferrari. 

giovedì 9 marzo 2017

Ghost Town Badabàu

Il Comune di Badabàu era sconosciuto fino a poche settimane fa.
La scoperta fortuita è fatta risalire a un archietto, Elisabetta Garoni, e un' esperta di comunicazione, Cristina Savi; che nel mezzo di una passeggiata tra colorate idee, bizzarri personaggi e stravaganti oggetti intravidero, o meglio, ebbero la sensazione di aver visto transitare, innanzi a loro, una casa di cartone.


Prima scoperta di Ghost Town Badabàu

Iniziarono le ricerche, e si appassionarono alla storia di questa città: in Badabàu anche gli edifici si spostano, non solo mezzi ed abitanti.

Come avvenne la scoperta?
Pedinarono la casa e vi scoprirono un gruppo di "piccoli costruttori" alle prese con la rinascita della città fantasma di Badabàu. Progettavano e realizzavano la loro mini città e in loro aiuto la crescente popolazione del Paese (Carmen L'Idea, Poldo Audace, Flora Passionaria, Gustave Plaisir, Fortino De Impegno, Gudmilla Allegria e Cirano De Terminato).

Ma come mai questa città è diventata fantasma?
Due sono le teorie che si avvicendando nella voce degli intervistati:

  1. c'è chi sostiene che venne espropriata dal governo in quanto soggetti UMANOIDI di alta statura, capelli bianchi e neri, o gialli o rossi, che si muovevano sempre in fretta e possedevano apparecchi parlanti con i quali trascorrevano la maggior parte del tempo, seri e ambiziosi ritenevano inutile una città in cui si producesse solo fantasia e nella quale la ricchezza si misurasse in creatività e felicità; quel terreno serviva alla SASS (Seri Adulti Senza Sogni) per costruire un centro di test per piccoli imprenditori.
  2. altri dicono che la città si è spopolata perchè i beni che reggevano l'economia: socialità, condivisione e svago, in primis, venivano ormai importati dai computer non lasciando più agli abitanti possibilità di restare. 
Ma ora che i "piccoli costruttori" erano al lavoro, Elisa e Cristina ne seguivano lo sviluppo; con allegria, partecipazione  e discrezione assistevano alla rinascita sociale di Badabàu, con la promessa di raccontervela e di potervi poi organizzare una visita. 

Per ora è Vietato l'accesso alle persone non autorizzate. Per accedervi bisogna accreditarsi.



"Ciò che appare non è
Ciò che è non appare"

Tutti i fatti raccontati sono realmente accaduti (n.d.r.)

Ha collaborato con noi Marieke Ferrari