Ringrazio ancora Riccardo per la
sua battuta sulla mia pagina Facebook. Perchè non c'è come il confronto per
poter avere l'occasione di provare a spiegare, di poter esprimere la propria
opinione e, a volte, anche di crescere.
Facendo un breve riassunto indico
ciò che ho risposto io all'osservazione sul cosa s'intende per Corso di Cucina
Naturale: "Per una buona definizione di cucina naturale rimando al libro
“Cucina naturale” di Daniela Garavini e Sandra Honegger Chiari, che definiscono
“naturale” quel tipo di cucina che “rispetta la natura degli alimenti e quella
di chi li deve mangiare“.
Una definizione di cucina naturale che mi piace molto anche per il fatto di mettere al centro l’uomo, oltre che gli ingredienti. Ci aggiungerei anche il rapporto "naturale" dell'uomo con l'ambiente in cui vive. Ahimè dovrebbe essere naturale l'approccio alla cucina, senza neppure doverlo indicare. E dal momento che la matrice filosofica che sta dietro a tale scelta alimentare, quella macrobiotica, oltre ad utilizzare ingredienti naturali (non raffinati, preferibilmente non privati delle proprie caratteristiche nutrizionali ed eventualmente con alcuni alimenti "rinforzati" naturalmente) pone l'accento sull'equilibrio tra individuo e proprio ambiente, tra individuo e stagioni e tra individuo e propria condizione, perchè no definire un tale corso Corso di Cucina naturale (pur non essendo il Joia di Milano che fa Alta Cucina Naturale :-))?"
Una definizione di cucina naturale che mi piace molto anche per il fatto di mettere al centro l’uomo, oltre che gli ingredienti. Ci aggiungerei anche il rapporto "naturale" dell'uomo con l'ambiente in cui vive. Ahimè dovrebbe essere naturale l'approccio alla cucina, senza neppure doverlo indicare. E dal momento che la matrice filosofica che sta dietro a tale scelta alimentare, quella macrobiotica, oltre ad utilizzare ingredienti naturali (non raffinati, preferibilmente non privati delle proprie caratteristiche nutrizionali ed eventualmente con alcuni alimenti "rinforzati" naturalmente) pone l'accento sull'equilibrio tra individuo e proprio ambiente, tra individuo e stagioni e tra individuo e propria condizione, perchè no definire un tale corso Corso di Cucina naturale (pur non essendo il Joia di Milano che fa Alta Cucina Naturale :-))?"
Prontamente Riccardo ha risposto,
e, in qualità di esperto del settore, in quanto somellier e insegnate presso un
Istituto Alberghiero, lo ringrazio. Riporto la parte finale delle sue
considerazioni: "nella cucina, nel mondo delle idee, per ora si può usare
questa definizione (naturale n.d.r.), ma è comunque fuorviante, ancorché
denigratoria... Le altre cucine non sono, infatti, "naturali"? Sono
"artificiali"? Ne siamo poi così sicuri?"
Mi piace ripetere un'espressione
che e' solito citare un mio insegnate (Martin Halsey di La Sana Gola):
"dipende".
Ebbene, io non ritengo di avere
tutte le risposte a tali quesiti, ma ho alcuni strumenti e conoscenze per ritenere
che non tutte le "cucine" si possano ritenere "naturali".
Partendo da ciò che intendo io per Cucina Naturale, considerando oltre al
valore nutrizionale del cibo (aspetto rilevante), anche il valore energetico
del cibo, e come già detto il rapporto tra cibo e uomo.
E se penso ad alcune proposte
culinarie attuali, alla diffusione degli junk food (cibi spazzatura),
all'utilizzo sempre maggiore di cibo conservato e confezionato, all'assenza,
spesso, dell'aspetto energetico in cucina, alla scelta di ingredienti di scarsa
qualità (raffinati, coltivati con l'aiuto di concimi chimici), alla ricerca
sempre maggiore di sapori che si allontanano dal sapore naturale per
avvicinarsi a quello artificiale (inteso come sapore che possa assuefare il
palato), al consumo di cibo animale pari a 87 kg pro capite in Italia all'anno,
al consumo di zucchero pari a 24 kg all'anno pro capite negli USA,
all'eccessivo utilizzo di sale, all'utilizzo indiscriminato di grassi che
possano "arrotondare" il gusto del piatto e all'inflazionato consumo
di cibi dolci, a base di zuccheri semplici aggiunti, allora sì mi sento di
affermare che le altre cucine sono "artificiali".
Laddove i prodotti di base, come
nel caso dello zucchero, sono altamente raffinati (spesso con processi chimici
ed industriali), pur essendo di derivazione vegetale (altro discorso ancora si
potrebbe fare per quelli di origine animale) vengono privati di tutte, o quasi,
le componenti nutrizionali. Questo aspetto non consente di considerare lo
zucchero al livello degli altri cibi vegetali naturali. E laddove se ne fa
grande uso, a livello artigianale o industriale, non mi sento di parlare di cucina naturale.
Infine vorrei aggiungere come siano
importanti, nella mia accezione "naturale" della cucina: l'equilibrio
nella scelta degli ingredienti (in base al colore, sapore, tipo di crescita
delle verdure, tipo di cereale, etc), la polarità (tra energie) nel piatto
(anche grazie a diversi stili di taglio e cottura), l'importanza dell'energia
del cuoco/a, il rispetto delle stagionalità.
Non sono quindi sicura di cosa
siano le altre "cucine" , soprattutto non so chi siano le altre, so
cosa posso intendere quando parlo di "naturale" e ciò che posso proporre in tal senso.
Ancora grazie per lo spunto di
riflessione.