Ho già parlato di blog. Ma cosa penso che sia un blog? Un mezzo e non un fine.
Come uso io il mio blog (dal 2010)?
Uso il blog come bacheca (mi rendo conto) o come quelle pubblicazioni bi-annuali, non ho mai usato il mio blog per fare business, ma solo come strumento di comunicazione: veicolo da sempre le informazioni che ritengo servano, quando mi preme dire la mia su un argomento, sfruttando i social per farlo sapere. Non scrivo per forza. La rete è già troppo piena di documenti senza senso.
Scrivo qui quando i caratteri consigliati nei post dei social network sarebbero troppo pochi. Perché non amo chi narra storie o fa proseliti in un post Facebook o Instagram.
Cosa so fare e ha un senso dirvi alla fine di #pilloledifranchezza?
Questi i servizi che posso offrire e ciò che faccio. Li trovate qui
Così conoscete ance il neonato Imperfect Soul. Una fucina, un insieme di teste, di azioni, di stili, di idee.
Un grazie di cuore a tutti voi che in questi mesi mi avete seguito, a chi mi ha fatto domande o chiesto consiglio.
#pilloledifranchezza 2018 The end
Sotto l'albero: Intorno agli unicorni. Supercazzole, ornitorinchi e ircocervi - Maurizio Ferraris - Ed. Il Mulino
Non c'è niente di costante tranne il cambiamento
Blog di Cristina Savi - Trovare nuovi modi per comunicare
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lunedì 5 novembre 2018
lunedì 29 ottobre 2018
L' e-commerce è in crescita, ma non guarisce tutti i mali
Ormai chiunque, dei miei colleghi, o affermati studi di consulenza, parla di e-commerce quale la frontiera più evoluta per allargare fette di mercato, ovvero aumentare il fatturato, o anche solo per rimanere "vivi" in un sistema economico che non può fare a meno dello sviluppo del commercio elettronico.
E' vero, ci sono dei pro, e vi dirò per chi, e dei contro e farò altrettanto.
I PRO
E' vero, ci sono dei pro, e vi dirò per chi, e dei contro e farò altrettanto.
I PRO
- l'artigiano che produce, produce e produce, ha molta merce pronta e deve trovare nuovi canali di vendita perché a livello locale il mercato è saturo
- il commerciante che ha scelto di vendere prodotti esclusivi e di nicchia, o personalizzati che necessitano di nuovi target (un pubblico non necessariamente residente nel raggio di 20 km) per far fronte alle immobilizzazioni di magazzino, ma anche per vendere ciò che "vende" a parole utilizzando i social.
- il creativo che vuole testare il mercato senza affrontare il rischio di un'impresa e dei costi di uno spazio fisico, soprattutto se offre pochi pezzi per prodotto e unici
- i blogger che inventano una linea propria, l'e-commerce è comodo per convertire immediatamente i like dei follower (che altrimenti capite che servono a poco) in moneta, ovvero "pensi sia bello, o buono, puoi acquistarlo direttamente"
- far parte di un market place, in cui uno entra e compra come fosse in una piazza, perché trova tutti i settori. Quindi unitevi piccole imprese e fate rete. Magari con un blog collettivo (link), incentivate l'esperienza d'acquisto presso di voi e unite le forse per gestire l' e-commerce.
I CONTRO
- il commerciante che vende grandi marchi non apra un e-commerce suo. Trovi un accordo di scontistica e diriga gli acquisti all'e-commerce già esistente (ormai tutte le grandi imprese commercializzano anche online)
- cosa succede alla parte emozionale dell'acquisto? Chi volesse solo risparmiare se ne frega, chi invece sceglie prodotti con un acquisto online con budget sopra i 100-150 euro si aspetta l'emozione nella ricezione del pacco a casa. Quindi non pensate che basti uno scatolone riciclato e del polistirolo. Attenzione al packaging e se potete agite sull'olfatto.
- essere piccoli, fare tutta una serie di attività di comunicazione e rischiare che il cliente potenziale cerchi i prodotti, da voi decantati, online, ma non attraverso voi, ma attraverso gli e-commerce già esistenti in rete. E' facile ormai trovare tutto. Quindi se proprio voleste parlare di un prodotto accertatevi che il vostro fornitore ne sia al corrente e vi riservi un prezzo adatto oppure aprite un vostro e-commerce ma solo ed esclusivamente per prodotti che necessitino di una consulenza per essere acquistati e utilizzati, oppure che creiate dei servizi aggiuntivi all'acquisto che fidelizzino il cliente online (letteralmente poco fedele). Altrimenti perché uno dovrebbe acquistarli da voi e non su altre piattaforme?
Esiste ormai la possibilità di collegare, gratuitamente, i vostri prodotti (ad esempio presenti sul vostro e-commerce) direttamente dalle piattaforme social più conosciute: Facebook e Instagram.
Per qualunque altra informazione chiedetemi pure.
Se voleste una consulenza trovate tutti i servizi, che offro, qui.
#pilloledifranchezza
lunedì 15 ottobre 2018
Influencer, ambassador o brandvocates
Di cosa sto parlando? Di possibili strategie da utilizzare sui social per sfruttare al meglio la capacità di diffusione della rete investendo, con un po' di criterio, il proprio budget di comunicazione (che bisogna avere).
Degli influencer avevo già parlato. E si definiscono influencer, con distinzione tra "Stelle", per intenderci, Chiara Ferragni e Alice Campello e "Stelle nascenti" come Valentina Cabassi, coloro che influenzano (così si crede) le decisioni di consumo, aumentando la propria notorietà e quella di un marchio (o più di uno ormai).
Per parlare di cifre, un post della Ferragni costa all'azienda 12.000 euro (dati 2017).
Ma non sono cifre per la piccola media imprese queste.
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Imperfect note book |
Meglio concentrarci su Ambassador e Brandvocates (anche detto brand advocates)
Il primo si può immaginare come l'ambasciatore del brand, colui che per proprie competenze riceve un compenso per diffondere comunicazioni, utilizzo di prodotti, proposta di stile.
In questo caso la piccola media impresa si potrebbe avvicinare a qualcuno di questi, con profili e reputazioni affidabili solo se:
- approfondimenti sulla concorrenza, sull'andamento dei prezzi e della distribuzione sappia cosa siano;
- si prodighino realmente per la promozione del prodotto/servizio mostrandovi un reale piano editoriale (nel caso di pubblicazione sul blog e post sui social), le iniziative programmate che intende compiere, le attività collaterali che metterà in atto con il brand. Ricordate che li pagate per le competenze non perché fanno belle foto;
- vi dica quali obiettivi potrete raggiungere e in quanto tempo.
In mancanza di uno solo di questi fattori, sono soldi buttati via.
Il Brand Ambassador è responsabile della visibilità del vostro marchio e del relativo sviluppo. Deve incoraggiare le relazioni. Fatevi dire come intende farlo.
Se vorrete buttarvi in questo mondo, navigate, navigate tra i blog che vi interessano di più, guardate i profili social, e cercate le persone che hanno fatto della propria passione una professione, ma seriamente. Che siano preparati sul mercato, o quanto meno sul vostro settore merceologico.
Non scegliete i cantastorie.
Interessa di più la vita reale che la pubblicità tradizionale (e ormai quella di molti feed è pubblicità tradizionale)
Il mio consiglio? Partire con i vostri clienti. Sì , avete capito bene, proprio loro. Sono loro i brandvocates, coloro che verrebbero comunque da voi anche senza che glielo chiediate, sono i consumatori fedeli, quelli che credono nel brand senza che nessuno li abbia pagati per dirlo.
Ognuno di noi viene influenzato da pareri che arrivano da fonti fidate, cioè da parte di qualcuno che gode della nostra fiducia.
Chi sono principalmente queste persone? Amici, parenti, colleghi e persone che stimiamo molto.
Tutto il resto, anche sui social, sta diventando una visione passiva di ciò che vuole far apparire il brand. E ha poco appeal sul consumatore finale, che non è proprio scemo.
Quindi fate parlare i clienti, monitorate quelli migliori, offrite loro esperienze reali, affinate il servizio e la qualità per loro. Lasciate che parlino e interagite con loro, ovviamente.
Invece che 3000 euro per qualche post create iniziative ad hoc per i clienti/consumatori fedeli.
Saranno loro il vostro migliore investimento.
#pilloledifranchezza
Mancia:
- Marketing 4.0: Dal tradizionale al digitale - Philip Kotler
mercoledì 10 ottobre 2018
Far vivere esperienze al cliente non solo sui social
Quali clienti? Potenziali ed effettivi.
A quelli persi ci dedichiamo in un altro momento, meritano uno spazio tutto per loro.
Come siamo arrivati qui?
Fino a quando c'era ancora qualcosa da inventare, o quanto meno da riadattare a un contesto diverso, forse saperlo solo raccontare sui social (e nelle news del sito anni fa) era sufficiente. Ora no.
La capacità di copiare ed emulare altre pagine social è così immediata e veloce che il tuo racconto diventa il racconto di altri, con tutte foto simili e testi più o meno patetici come ne abbiamo già letti un milione e il rischio di interessare pochissimo pubblico.
Ciò che io dico alle imprese, anche microscopiche, ai pionieri, o a chi sente di avere un prodotto forte, è non fermatevi ai social media, alle foto tutte uguali. Questo non fa la differenza. Un blog con contenuti vostri può farla (con video brevi) e puntate sull'esperienza ma quella vera, non quella finta e veicolata per fare una foto. Quelle ormai le troviamo ovunque, gratuitamente.
Vedete le foto che ho pubblicato? Sono bellissime.
E quante uguali a queste o simili avete visto sfogliando account, blog, pagine? Un'infinità.
Ma queste foto potete trovarle di qualità magnifica e gratuitamente su Unsplash , quindi, o siete un fotografo (e siete giustificati a pubblicare scatti solo suggestivi), oppure, basta foto tutti uguali e finte, ricavate da un set, sempre uguale peraltro.
IDEE:
Porta i tuoi clienti a raccogliere le erbe, se è questo che ti interessa, la prima volta è gratuito poi avrà un costo a persona. Tu aggiungi valore alla tua storia e loro sono felici dell'esperienza e parleranno di te.
Organizza un workshop gratuito per le tue clienti in cui insegni loro ciò che sai fare, loro si sentiranno privilegiate e avranno acquisito dei trucchi, tu avrai guadagnato in fiducia.
Programma delle degustazioni con i clienti migliori, quelli che meritano un benefit, poi puoi anche parlarne sui social, ma magari lo faranno direttamente loro.
Hai un prodotto nuovo, vincente, unico? Perché non andare a testarlo sul campo, nella vita reale, tutti insieme. Il costo di questa giornata per te è un investimento che ti tornerà di sicuro.
Trasmetti la tua passione organizzando giornate per far vivere il tuo mondo, i clienti arriveranno, e la percentuale delle persone soddisfatte ti farà da volano alla promozione.
Favorisci le interazioni tra i tuoi clienti, alimenta la curiosità reale verso la tua attività, offri esperienze genuine, in qualunque settore, anche quello di lusso.
Non regali niente a nessuno, non stai facendo beneficenza, non ti stai svendendo stai investendo.
Punta sui contenuti, trasforma quelli del blog in esperienze reali. E perché no, potrebbero essere gli stessi clienti ad aiutarti a creare contenuti.
#pilloledifranchezza
Mancia: io faccio così, penso, creo e organizzo esperienze (come quelle che avete letto sopra) per alcuni dei miei clienti (che nel mio caso sono altri professionisti o imprese) da far vivere loro direttamente, per settori del mercato di appartenenza, o per i loro clienti.
A quelli persi ci dedichiamo in un altro momento, meritano uno spazio tutto per loro.
Come siamo arrivati qui?
Fino a quando c'era ancora qualcosa da inventare, o quanto meno da riadattare a un contesto diverso, forse saperlo solo raccontare sui social (e nelle news del sito anni fa) era sufficiente. Ora no.
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Photo by Alex Loup on Unsplash |
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Photo by Carissa Gan on Unsplash |
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Photo by Marc Babin on Unsplash |
La capacità di copiare ed emulare altre pagine social è così immediata e veloce che il tuo racconto diventa il racconto di altri, con tutte foto simili e testi più o meno patetici come ne abbiamo già letti un milione e il rischio di interessare pochissimo pubblico.
Ciò che io dico alle imprese, anche microscopiche, ai pionieri, o a chi sente di avere un prodotto forte, è non fermatevi ai social media, alle foto tutte uguali. Questo non fa la differenza. Un blog con contenuti vostri può farla (con video brevi) e puntate sull'esperienza ma quella vera, non quella finta e veicolata per fare una foto. Quelle ormai le troviamo ovunque, gratuitamente.
Vedete le foto che ho pubblicato? Sono bellissime.
E quante uguali a queste o simili avete visto sfogliando account, blog, pagine? Un'infinità.
Ma queste foto potete trovarle di qualità magnifica e gratuitamente su Unsplash , quindi, o siete un fotografo (e siete giustificati a pubblicare scatti solo suggestivi), oppure, basta foto tutti uguali e finte, ricavate da un set, sempre uguale peraltro.
IDEE:
Porta i tuoi clienti a raccogliere le erbe, se è questo che ti interessa, la prima volta è gratuito poi avrà un costo a persona. Tu aggiungi valore alla tua storia e loro sono felici dell'esperienza e parleranno di te.
Organizza un workshop gratuito per le tue clienti in cui insegni loro ciò che sai fare, loro si sentiranno privilegiate e avranno acquisito dei trucchi, tu avrai guadagnato in fiducia.
Programma delle degustazioni con i clienti migliori, quelli che meritano un benefit, poi puoi anche parlarne sui social, ma magari lo faranno direttamente loro.
Hai un prodotto nuovo, vincente, unico? Perché non andare a testarlo sul campo, nella vita reale, tutti insieme. Il costo di questa giornata per te è un investimento che ti tornerà di sicuro.
Trasmetti la tua passione organizzando giornate per far vivere il tuo mondo, i clienti arriveranno, e la percentuale delle persone soddisfatte ti farà da volano alla promozione.
Favorisci le interazioni tra i tuoi clienti, alimenta la curiosità reale verso la tua attività, offri esperienze genuine, in qualunque settore, anche quello di lusso.
Non regali niente a nessuno, non stai facendo beneficenza, non ti stai svendendo stai investendo.
Punta sui contenuti, trasforma quelli del blog in esperienze reali. E perché no, potrebbero essere gli stessi clienti ad aiutarti a creare contenuti.
#pilloledifranchezza
Mancia: io faccio così, penso, creo e organizzo esperienze (come quelle che avete letto sopra) per alcuni dei miei clienti (che nel mio caso sono altri professionisti o imprese) da far vivere loro direttamente, per settori del mercato di appartenenza, o per i loro clienti.
martedì 9 ottobre 2018
Marketing non è promozione
Se vi dicessi beverage e vino? Oppure gardening e coltivazione?
Vi suonerebbe strano vero? Un po' ripetitivo e senza alcun senso.
Per il marketing e la promozione è la stessa cosa. Perché la promozione è una delle attività di marketing, quindi come se dicessi: prodotto, prezzo, distribuzione, promozione e promozione.
Riporto, pari pari, un pezzo di un mio post del 19 gennaio 2016 (ero ancora più pesante di adesso)
Vi suonerebbe strano vero? Un po' ripetitivo e senza alcun senso.
Per il marketing e la promozione è la stessa cosa. Perché la promozione è una delle attività di marketing, quindi come se dicessi: prodotto, prezzo, distribuzione, promozione e promozione.
Riporto, pari pari, un pezzo di un mio post del 19 gennaio 2016 (ero ancora più pesante di adesso)
COMUNICARE LE INFORMAZIONI D'AZIENDA
A livello aziendale la comunicazione è una delle leve operative del marketing.
Il marketing non è solo:
- la pubblicità, la promozione e la vendita o
- l'insieme delle indagini di mercato per determinare bisogni e domanda
Spesso si confonde il termine in queste accezioni ma il marketing si declina nelle diverse forme. Nell'orientamento al mercato, il marketing non è solo azione (promozione e vendita) ma anche analisi, nella sua concezione strategica.
Marketing, pubblicità e comunicazione non sono sinonimi.
Nel fare marketing, ci si occupa di : prodotto, prezzo, distribuzione (place) e promozione (pubblicità, social media, fiere, pubbliche relazioni, etc).
La comunicazione ha a che fare con tutti i modi in cui l'azienda interagisce con il cliente, quindi non solo con le attività promozionali ma anche con prezzo, prodotto e distribuzione.Quindi tra gli obiettivi strategici dell'impresa (marketing strategico) vi si trovano: un' analisi costante dei bisogni e la ricerca di nuovi concetti di prodotto, che garantiscano all'impresa un vantaggio competitivo difendibile nel tempo.Mentre il marketing operativo, che si declina nelle azioni di commercializzazione del prodotto, ha tra i suoi obiettivi far conoscere i prodotti, valorizzarli e raggiungere il cliente senza doverlo ricercare. Ed è tra le leve di marketing operativo che vi si trova la comunicazione.
Perché è alquanto raro che l'oggetto/prodotto/idea siano già conosciuti da tutti i clienti potenziali, che la domanda superi l'offerta e che non vi siano concorrenti.Obiettivo della comunicazione di marketing, oltre al "far sapere", è il far sì che il proprio prodotto acquisisca valore agli occhi del potenziale cliente, per fare ciò si avvale di diversi strumenti esterni ed interni, valoriali e tecnici quali: la coerenza, l'opportunità, la chiarezza, la pubblicità, i social media, la forza vendita.Resta sempre valido il concetto che definisce una comunicazione di marketing efficace se è in grado di influenzare esperienze e percezioni in modo coerente con la strategia di posizionamento della marca, aumentarne il valore, creare clienti fedeli e stimolare le vendite.
Bene, ora possiamo andare avanti!
#pilloledifranchezza
#pilloledifranchezza
venerdì 5 ottobre 2018
Cosa potete fare voi sui Social
C'è una linea che divide ciò che potete fare voi da ciò che invece richiede la consulenza esterna di un professionista.
Solitamente questa linea è netta.
Voi cosa potete fare e quando?
- se ciò che vi interessa è solo pubblicare ciò che fate, fatelo da voi. Datevi un minimo di piano editoriale. Non un post il 3 febbraio con una foto, l'altro il 12 maggio con una barzelletta e l'ultimo ad ottobre con la condivisione di un link qualsiasi (tema libero). Di solito non funziona.
Come?
Usate delle App molto utili: Canva e Unfold, rispettivamente utili per crearvi delle grafiche carine e per realizzare le stories per instagram. E programmate.
In questo caso pagare chi vi gestisca i social non ha molto senso e non riuscireste a capire perché dovete pagarlo tanto.
Il consulente o chi vi gestisca i social quando serve e a cosa?
#pilloledifranchezza
Mancia: il 55% degli esperti marketing dice che i contenuti blog siano la priorità per il marketing in entrata (cioè quello necessario a farvi trovare) - Statistiche Marketing
Solitamente questa linea è netta.
Voi cosa potete fare e quando?
- se ciò che vi interessa è solo pubblicare ciò che fate, fatelo da voi. Datevi un minimo di piano editoriale. Non un post il 3 febbraio con una foto, l'altro il 12 maggio con una barzelletta e l'ultimo ad ottobre con la condivisione di un link qualsiasi (tema libero). Di solito non funziona.
Come?
Usate delle App molto utili: Canva e Unfold, rispettivamente utili per crearvi delle grafiche carine e per realizzare le stories per instagram. E programmate.
In questo caso pagare chi vi gestisca i social non ha molto senso e non riuscireste a capire perché dovete pagarlo tanto.
Il consulente o chi vi gestisca i social quando serve e a cosa?
- se non avete la minima idea o la minima voglia di dedicarvi ai social serve qualcuno che lo faccia per voi. Un pò come avere la donna delle pulizie o il giardiniere. E bisogna pagarli. Non ci sono scuse del tipo "ma è una fotina", "ma sono solo due post a settimana".
- se voleste farvi fare una consulenza da qualcuno che vi dica quali social sono i più adatti a voi, come gestirli, come impostare la linea perchè sia comunicabile dovrete rivolgervi a un consulente. Un po' come andare dal meccanico, dall'estetista o dal dentista
- se avete degli account penosi e richiedete il consulto e l'intervento temporaneo di chi ve li metta a posto, serve il consulente. Come chiamare l'idraulico, la revisione caldaia o l'elettricista.
Qualora il consulente e il relativo piano di comunicazione digitale, fatto di strategie, con annessi e connessi, contatti, relazioni, iniziative vi sembrasse troppo oneroso per le vostre casse, e potrebbe essere, io consiglio di mettervi in rete.
Tra realtà simili o attigue a livello geografico o settoriale pagate l'esperto del settore insieme, definite la campagna coerente per tutti voi e potrete suddividervi le spese.
Create un blog o sponsorizzatene uno, create mini video, fate tutorial su temi particolari e collegate le vostre singole pagine social.
Ad esempio parlate di benessere, di un'area del territorio, di una tecnologia particolare, di una tecnica, di alcuni "trucchi del mestiere", etc.
Ma metteteci i contenuti.
Organizzate esperienze reali. Da voi.
Organizzate esperienze reali. Da voi.
#pilloledifranchezza
Mancia: il 55% degli esperti marketing dice che i contenuti blog siano la priorità per il marketing in entrata (cioè quello necessario a farvi trovare) - Statistiche Marketing
mercoledì 3 ottobre 2018
Consigli utili alla piccola impresa
I grandi marchi hanno un ufficio per ogni ruolo e per ogni responsabilità: produzione, ricerca e sviluppo, marketing, risorse umane, a volte anche ufficio stampa, e così via.
La media impresa spesso ha un ufficio segreteria e almeno un figlio laureato in Bocconi con indirizzo marketing.
La piccola impresa (con questo termine generico intendo anche commercianti e liberi professionisti), invece, di solito si trova con il titolare che fa tutto, se va bene avrà qualche dipendente per la produzione, raramente ha un ufficio segreteria; che venda, produca, faccia consulenza, disegni, programmi o organizzi eventi si deve arrangiare a far tutto da solo. Quindi come la mettiamo con la comunicazione? E con quella digitale?
Leggi anche: Social media strategist o Visual merchandiser
Leggi anche: Social media strategist o Visual merchandiser
DESTINAZIONE
- Obiettivi: dove voglio andare? Perchè?
- Mezzi: con quanti soldi? Così scelgo come arrivarci (da solo, con un consulente, in aereo o in autostop)
- Location: appartamento, albergo, villaggio, campeggio, camper (come per la rete, scegliere la piattaforma o le piattaforme a cui dedicarsi)
PRENOTAZIONI
- Preventivi: lo faccio da solo o con qualcuno? Mi arrangio o chiedo consulenza?
- Conferme: ad un certo punto bisogna decidere
- Piano di viaggio: che sia chiaro cosa farete, come e quando
IN PARTENZA
- Bagagli: pensare e preparare ciò che si vuole o si deve portare con se. Per la comunicazione è la stessa cosa. Cosa voglio che gli altri sappiano? Cosa devo assolutamente dire?
IN VIAGGIO
- Programmazione: o si parte alla cieca e accada quel che accada, ma non è calzante in questo esempio, o si rispetta una programmazione di tappe, voli, scali, visite, con tutte le variazioni necessarie in itinere.
- Reportage: fare foto, documentare, raccontare (parlo per le imprese, non per i profili personali)
- Entusiasmo: non mollare alle prime difficoltà, ma se le promesse non fossero perseguite avete il diritto di farlo notare.
Tutti viaggiano? No
Tutti devono usare i social? No. L'ho già detto.
I primi passi
Se sei un libero professionista e vuoi solo farti trovare e far verificare le tue competenze usa Linkedin non addentrarti in social come Facebook o Instagram che non saprai aggiornare il profilo (piuttosto che condividere vignette simpatiche è meglio non avere l'account)
Se sei un artigiano, un designer o un creativo Instagram ti sarà molto comodo per mostrare i tuoi prodotti, poni attenzione alle foto. E se vorrai incrementare le vendite ti consiglio di sviluppare da subito un canale di vendita diretta collegata a Instagram.
Se sei un commerciante verifica prima se hai qualcosa da mostrare di interessante, se la risposta fosse negativa, fai un passo indietro, rivedi la linea. Se avrai pezzi unici, non appartenenti ai grandi marchi, sviluppa un commercio online, parallelo. Se vendessi solo prodotti già presenti anche online, investire sull'e-commerce è un dispendio di energia e denaro che avrà ritorno solo se saprai creare un reparto di consulenza personalizzata all'acquisto.
Se sei un consulente creati un blog, veicola ciò che sai sulla rete, collega un account Instagram se avessi belle foto, e ovviamente Linkedin. Crea dei tutorial se ciò che sai può essere veicolato con un messaggio video e utile al pubblico.
Facebook a chi lo consiglio?
Potessi, ormai a nessuno.
Va bene per i profili personali, è usato per far sapere agli amici dove sei stato in vacanza o cosa hai cucinato ieri sera. Funziona per le Associazioni che hanno parecchi iscritti per veicolare eventi o album foto di manifestazioni o corsi.
Va bene per i profili personali, è usato per far sapere agli amici dove sei stato in vacanza o cosa hai cucinato ieri sera. Funziona per le Associazioni che hanno parecchi iscritti per veicolare eventi o album foto di manifestazioni o corsi.
Per l'impresa solo per quel genere di attività che organizza iniziative ed eventi con buona frequenza, per la nascita di un nuovo ramo aziendale o un'inaugurazione.
Può servire per collegare recensioni di TripAdvisors o per avere un altro canale di prenotazione. Sono interessanti i "lo consigleresti" (nell'ottica di quanto approfondirò sull'importanza dell'opinione del cliente).
Può servire per collegare recensioni di TripAdvisors o per avere un altro canale di prenotazione. Sono interessanti i "lo consigleresti" (nell'ottica di quanto approfondirò sull'importanza dell'opinione del cliente).
#pilloledifranchezza
Mancia: organizza il tuo viaggio nei social. Durerà un po'. Sei pronto? Carta e penna. Segna le tappe e dove vorrai arrivare, i post che intendi pubblicare, quale sarà il tuo stile e che risultati ti aspetti.
Mancia: organizza il tuo viaggio nei social. Durerà un po'. Sei pronto? Carta e penna. Segna le tappe e dove vorrai arrivare, i post che intendi pubblicare, quale sarà il tuo stile e che risultati ti aspetti.
E' importante farsi una programmazione e analizzare le alternative (concorrenza, ispirazioni, nuovi sviluppi).
venerdì 28 settembre 2018
Prima di chiedere una consulenza social
Fermarsi un attimo e riflettere su cosa significa avere un piano di comunicazione digitale aiuta a scegliere
Facciamolo a voce alta:
In quattro parole: BUDGET, MERCATO, OBIETTIVI, STRATEGIA
Se avessi le idee chiare su almeno tre di questi punti allora sì che sei pronto per pensare anche ai social; ovvero valutare se i social media siano necessari per te oppure no.
La lampada di Aladino
Considerazioni preliminari necessarie, che ti evitano una gran perdita di tempo, soldi e l'essere in balia di chiunque ti venga a proporre una campagna social:
- ho già account facebook, Instagram, Linkedin, Pinterest?
- Come sono le mie pagine?
- Come le vorrei migliorare?
- Ho già una vaga idea di cosa potrei pubblicare?
- Ho delle cose da dire?
- Ho materiale da pubblicare?
- Prima di lavorare sulla vetrina (che sarebbero i social media) ho pensato al prodotto/servizio che offro? E' di qualità?
- Aumentasse il traffico di clienti sarei in grado di soddisfarli?
- Come intendo sviluppare il mio Business?
I social media non sono la lampada di Aladino, non possono realizzare i tre desideri di: aumento follower, aumento clienti, aumento fatturato, da soli.
Solo chi (brand/marca/azienda/libero professionista) ha un prodotto di qualità, offre un servizio di valore, ha qualcosa da dire deve sfruttare il valore di diffusione dei social, gli altri è preferibile che investano in ricerca/sviluppo o formazione. Oppure che lo facciano da soli senza aspettarsi grandi risultati.
Perchè sapete meglio di me, da consumatori, che una volta vi possono anche convincere ad acquistare, ma se vi deludono le aspettative non ci tornerete, e ne parlerete anche in modo critico.
#pilloledifranchezza continua
Mancia: scegli un hashtag che ti interessa o anche più di uno, digitalo nella ricerca Instagram e verifica cosa è già stato pubblicato. Fatti un'idea di cosa vorresti per la tua azienda. Che sia reale.
Facciamolo a voce alta:
- Se pensi di non avere budget per i prossimi due anni, lascia perdere. Tre mesi gestiti da qualcuno non ti porteranno alcun risultato a meno che nel contratto tu ESIGA assolutamente che ti insegni a gestirti da solo nei mesi successivi. E che tu lo faccia. In alternativa, risparmia questi 1000 euro e fidelizzati i clienti esistenti. Non parlo di pagine di manifestazioni, fiere ed eventi, che necessariamente vedranno impegno non a flusso costante.
- Chi sono i miei concorrenti diretti e indiretti. Te lo sei chiesto? Banale ma chi lo fa?
- Hai pensato a cosa ti interessa ottenere? La conoscenza del tuo marchio o nuovo prodotto/servizio, aumentare il numero di clienti, aumentare la spesa per ogni singolo cliente, abbracciare nuovi target e nuovi mercati, per fare degli esempi. Noioso, lo so, ma bisogna averci fatto un pensierino prima di andare online.
- I tuoi clienti potenziali o reali utilizzano i social e sono pronti? Come?
- Sono più importanti 2000 like o tre persone nuove che acquistano un tuo prodotto o servizio? La seconda che ho detto. Quale ritorno hanno i like o i follower? Zero, se non vengono convertiti in clienti (parlando di fatturato), diverso se ci interessassero di più affetto e stima virtuali.
In quattro parole: BUDGET, MERCATO, OBIETTIVI, STRATEGIA
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Solitamente scrivo, penso, scrivo, analizzo, scrivo, e poi trascrivo e traduco in digitale |
Se avessi le idee chiare su almeno tre di questi punti allora sì che sei pronto per pensare anche ai social; ovvero valutare se i social media siano necessari per te oppure no.
La lampada di Aladino
Considerazioni preliminari necessarie, che ti evitano una gran perdita di tempo, soldi e l'essere in balia di chiunque ti venga a proporre una campagna social:
- ho già account facebook, Instagram, Linkedin, Pinterest?
- Come sono le mie pagine?
- Come le vorrei migliorare?
- Ho già una vaga idea di cosa potrei pubblicare?
- Ho delle cose da dire?
- Ho materiale da pubblicare?
- Prima di lavorare sulla vetrina (che sarebbero i social media) ho pensato al prodotto/servizio che offro? E' di qualità?
- Aumentasse il traffico di clienti sarei in grado di soddisfarli?
- Come intendo sviluppare il mio Business?
I social media non sono la lampada di Aladino, non possono realizzare i tre desideri di: aumento follower, aumento clienti, aumento fatturato, da soli.
Solo chi (brand/marca/azienda/libero professionista) ha un prodotto di qualità, offre un servizio di valore, ha qualcosa da dire deve sfruttare il valore di diffusione dei social, gli altri è preferibile che investano in ricerca/sviluppo o formazione. Oppure che lo facciano da soli senza aspettarsi grandi risultati.
Perchè sapete meglio di me, da consumatori, che una volta vi possono anche convincere ad acquistare, ma se vi deludono le aspettative non ci tornerete, e ne parlerete anche in modo critico.
#pilloledifranchezza continua
Mancia: scegli un hashtag che ti interessa o anche più di uno, digitalo nella ricerca Instagram e verifica cosa è già stato pubblicato. Fatti un'idea di cosa vorresti per la tua azienda. Che sia reale.
mercoledì 26 settembre 2018
Social media strategist o visual merchandiser
Penso sinceramente che un Web Content Editor e un Web designer per l'azienda non siano niente di diverso dal vetrinista e che il social media strategist sia, per il cliente, il visual merchandiser del digitale.
Nel caso in cui, invece, chi allestisca una vetrina, non l'abbia anche ideata, si può definire l'allestitore esecutivo di vetrine, per il mondo digital di solito i clienti hanno figli diplomandi, cugini nel settore, amici a tempo perso (e potrei citarvi un'altra decina di casi in cui alla presentazione dei preventivi il cliente si scopre in possesso di una rete di consulenti social media nella sua cerchia amicale o familiare che neppure potete immaginare).
In ogni caso, che si tratti di vetrinista o di visual merchandiser , per non parlare dell'allestitore esecutivo, esiste una collaborazione stretta con il Responsabile marketing e con il Community manager e nel caso della piccola impresa con il titolare.
Ok, avete visto quanti paroloni e quanti ruoli professionali esistono solo per pensare e realizzare una campagna di comunicazione social? Ma qui parliamo di piccola impresa.
Ed è già tanto che si possa permettere un Web editor che faccia anche del design per il web (editore di testi e formati in base alla strategia social) o un Social Media strategist in consulenza, figuriamoci il resto.
Quindi.
Diffidare sempre di quei social strategist che vi promettono: ci penso io! Non possono farlo, non senza conoscervi, senza aver avuto un rapporto diretto e, per un certo tempo, costante con chi le strategie aziendali (o quanto meno l'azienda) le abbia chiare.
In estremis se nessuno avesse obiettivi, il social strategist serio lavorerà prima sugli obiettivi che si possono raggiungere, non su quello che sarebbe bello fare.
Perché chi vi propone il proprio di stile non è un social media strategist.
Quali sono i rischi?
- che le pagine social non corrispondano all'identità dell'impresa.
DELUSIONE DELLE ASPETTATIVE
- che le pagine social non riescano a far emergere la personalità dell'azienda.
IL TITOLARE NON E' CONTENTO E HA BUTTATO VIA I SOLDI
- che si diano talmente tante nuove incombenze all'impresa che dovrebbe chiudere per occuparsi delle stories, delle foto, dei post, dei filtri, dei video e perché no di diventare influencer.
L'IMPRESA VA IN TILT QUANDO NON HA GRANDI DIMENSIONI.
Quindi un passo alla volta.
Ricordate quando un tempo dilagavano corsi e consulenti per allestire le vetrine al meglio o per ideare allestimenti in punto vendita che spingessero il cliente ad acquistare di più? O ad acquistare i prodotti a marginalità maggiore?
Bene, più o meno tutti avete imparato questo. Ora non vi resta che far lo stesso con i social media. Sono le vostre vetrine.
E così come un tempo o si aveva un punto vendita curato nei dettagli o era meglio lasciar perdere, oggi vale lo stesso nella comunicazione digitale.
#pilloledifranchezza
Mancia: leggere qualcosa del settore non fa male - Digital-coach
Nel caso in cui, invece, chi allestisca una vetrina, non l'abbia anche ideata, si può definire l'allestitore esecutivo di vetrine, per il mondo digital di solito i clienti hanno figli diplomandi, cugini nel settore, amici a tempo perso (e potrei citarvi un'altra decina di casi in cui alla presentazione dei preventivi il cliente si scopre in possesso di una rete di consulenti social media nella sua cerchia amicale o familiare che neppure potete immaginare).
In ogni caso, che si tratti di vetrinista o di visual merchandiser , per non parlare dell'allestitore esecutivo, esiste una collaborazione stretta con il Responsabile marketing e con il Community manager e nel caso della piccola impresa con il titolare.
Ok, avete visto quanti paroloni e quanti ruoli professionali esistono solo per pensare e realizzare una campagna di comunicazione social? Ma qui parliamo di piccola impresa.
Ed è già tanto che si possa permettere un Web editor che faccia anche del design per il web (editore di testi e formati in base alla strategia social) o un Social Media strategist in consulenza, figuriamoci il resto.
Quindi.
Diffidare sempre di quei social strategist che vi promettono: ci penso io! Non possono farlo, non senza conoscervi, senza aver avuto un rapporto diretto e, per un certo tempo, costante con chi le strategie aziendali (o quanto meno l'azienda) le abbia chiare.
In estremis se nessuno avesse obiettivi, il social strategist serio lavorerà prima sugli obiettivi che si possono raggiungere, non su quello che sarebbe bello fare.
Perché chi vi propone il proprio di stile non è un social media strategist.
Quali sono i rischi?
- che le pagine social non corrispondano all'identità dell'impresa.
DELUSIONE DELLE ASPETTATIVE
- che le pagine social non riescano a far emergere la personalità dell'azienda.
IL TITOLARE NON E' CONTENTO E HA BUTTATO VIA I SOLDI
- che si diano talmente tante nuove incombenze all'impresa che dovrebbe chiudere per occuparsi delle stories, delle foto, dei post, dei filtri, dei video e perché no di diventare influencer.
L'IMPRESA VA IN TILT QUANDO NON HA GRANDI DIMENSIONI.
Quindi un passo alla volta.
Ricordate quando un tempo dilagavano corsi e consulenti per allestire le vetrine al meglio o per ideare allestimenti in punto vendita che spingessero il cliente ad acquistare di più? O ad acquistare i prodotti a marginalità maggiore?
Bene, più o meno tutti avete imparato questo. Ora non vi resta che far lo stesso con i social media. Sono le vostre vetrine.
E così come un tempo o si aveva un punto vendita curato nei dettagli o era meglio lasciar perdere, oggi vale lo stesso nella comunicazione digitale.
#pilloledifranchezza
Mancia: leggere qualcosa del settore non fa male - Digital-coach
venerdì 21 settembre 2018
Di bene in meglio, a proposito di social
"Si pronto?"
"Buongiorno sono Michela Rossi (nome di fantasia per evitare querele), parlo con Cristina Savi?"
"Si, sono io. Buongiorno."
"Mi ha dato il suo numero Mirella (altro nome di fantasia), lei si occupa di Social vero? No perché io, che ho un'attività nascente vorrei essere sui social. Ci possiamo vedere?" (Tutto d'un fiato che io nemmeno parlo)
Oppure
Entro in un negozio, Verbania città piccola, tutti sanno tutto di tutti.
Il titolare, persona conosciuta, perché frequento il punto vendita, di punto e in bianco mi dice: "tu ti occupi anche di farmi venire più gente e di fare i post su Facebook?" (magari, se mi pagassi).
Ecco questo è il tenore delle telefonate ricevute o delle conversazioni medie con i clienti quando non lavori con Agenzie (che si smazzano questa parte prima di passarti un lavoro).
E dopo mesi e mesi di domande tutte uguali e di risposte simili mi sono detta "che sia forse il caso di dire come stanno le cose?"
Allora:
- essere presente sui social, nonostante vi dicano che sia come essere sull'elenco telefonico, non è per tutti; e soprattutto richiede una quantità di lavoro (se fatto bene) neppure lontanamente paragonabile a RAGIONE SOCIALE, INDIRIZZO, NUMERO DI TELEFONO e FAX. Voi vi siete chiesti perché volete/dovete esserci?
- a cosa serve esserci se le pagine non vengono aggiornate? Vi fermereste mai a guardare una vetrina con i vetri sporchi, la polvere tra gli oggetti e sempre uguale dagli auguri di Natale? Non credo. Ecco, e perché mai uno dovrebbe essere interessato alla vostra pagina Facebook con ultimo post datato 14 dicembre 2017 "Buon Natale a tutti". Che sia un caso che io ritenga che il responsabile social media sia il vetrinista del digitale?
- quale strana magia sperate accada quando finalmente avete convinto, o pagato profumatamente, qualcuno per farvi foto, post Facebook, feed Instagram e stories? O peggio ancora quando vi siete fatti convincere che non potevate sopravvivere senza una Brand Page accattivante, con foto fighe, o qualcuno di ancora più figo di voi che parli della vostra azienda?
Ve lo dico io. Niente, assolutamente niente. Se tutto ciò non sia conseguente ad un'analisi aziendale (prodotto, qualità, prezzi, localizzazione), valutazione degli obiettivi (fatturato, immagine, crescita professionale, ...), pianificazione di una strategia, verifica del budget di promozione e comunicazione di lungo periodo e conoscenza approfondita del cliente.
Questo è solo l'inizio.
#pilloledifranchezza
Mancia: Il bisogno di affetto si traduce in "like" il bisogno di stima si traduce in "followers" e così via. La nuova piramide dei bisogni. Matti per il marketing
"Buongiorno sono Michela Rossi (nome di fantasia per evitare querele), parlo con Cristina Savi?"
"Si, sono io. Buongiorno."
"Mi ha dato il suo numero Mirella (altro nome di fantasia), lei si occupa di Social vero? No perché io, che ho un'attività nascente vorrei essere sui social. Ci possiamo vedere?" (Tutto d'un fiato che io nemmeno parlo)
Oppure
Entro in un negozio, Verbania città piccola, tutti sanno tutto di tutti.
Il titolare, persona conosciuta, perché frequento il punto vendita, di punto e in bianco mi dice: "tu ti occupi anche di farmi venire più gente e di fare i post su Facebook?" (magari, se mi pagassi).
Ecco questo è il tenore delle telefonate ricevute o delle conversazioni medie con i clienti quando non lavori con Agenzie (che si smazzano questa parte prima di passarti un lavoro).
E dopo mesi e mesi di domande tutte uguali e di risposte simili mi sono detta "che sia forse il caso di dire come stanno le cose?"
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Questa di solito è la mia faccia |
Allora:
- essere presente sui social, nonostante vi dicano che sia come essere sull'elenco telefonico, non è per tutti; e soprattutto richiede una quantità di lavoro (se fatto bene) neppure lontanamente paragonabile a RAGIONE SOCIALE, INDIRIZZO, NUMERO DI TELEFONO e FAX. Voi vi siete chiesti perché volete/dovete esserci?
- a cosa serve esserci se le pagine non vengono aggiornate? Vi fermereste mai a guardare una vetrina con i vetri sporchi, la polvere tra gli oggetti e sempre uguale dagli auguri di Natale? Non credo. Ecco, e perché mai uno dovrebbe essere interessato alla vostra pagina Facebook con ultimo post datato 14 dicembre 2017 "Buon Natale a tutti". Che sia un caso che io ritenga che il responsabile social media sia il vetrinista del digitale?
- quale strana magia sperate accada quando finalmente avete convinto, o pagato profumatamente, qualcuno per farvi foto, post Facebook, feed Instagram e stories? O peggio ancora quando vi siete fatti convincere che non potevate sopravvivere senza una Brand Page accattivante, con foto fighe, o qualcuno di ancora più figo di voi che parli della vostra azienda?
Ve lo dico io. Niente, assolutamente niente. Se tutto ciò non sia conseguente ad un'analisi aziendale (prodotto, qualità, prezzi, localizzazione), valutazione degli obiettivi (fatturato, immagine, crescita professionale, ...), pianificazione di una strategia, verifica del budget di promozione e comunicazione di lungo periodo e conoscenza approfondita del cliente.
Questo è solo l'inizio.
#pilloledifranchezza
Mancia: Il bisogno di affetto si traduce in "like" il bisogno di stima si traduce in "followers" e così via. La nuova piramide dei bisogni. Matti per il marketing
martedì 19 gennaio 2016
LA VERITA' NON ESISTE. 3/3
Pensare che anche dietro alla persona più corretta si celi la verità non corrisponde al vero.
La notizia non è la verità, è l'interpretazione della verità che fa colui che comunica.
E dietro qualunque processo di scrittura vi è INTENZIONE, che può essere: aumentare le conoscenze, avere un ritorno economico, la manipolazione, la propaganda, etc
COMUNICARE LE INFORMAZIONI
La notizia non è la verità, è l'interpretazione della verità che fa colui che comunica.
E dietro qualunque processo di scrittura vi è INTENZIONE, che può essere: aumentare le conoscenze, avere un ritorno economico, la manipolazione, la propaganda, etc
COMUNICARE LE INFORMAZIONI
Così la trasformazione del diritto di cronaca in comunicazione
persuasiva è un pericolo alle porte, quando il primo bisogno diviene quello di
arrivare al pubblico prima degli altri e accattivarsi i "clienti".
Questo è un esempio (solo l'ultimo in ordine di tempo)
Lo stesso vale per i blog, al 2014 ne erano stimati oltre
500.000 in Italia, i quali spaziano da racconti personali, viaggi, moda, design, food and wine, politica e nei quali è molto facile
confondere l'opinione con i fatti.
Soprattutto non è da sottovalutare la professione del web copy, un professionista bravo a scrivere e che conosce le tendenze del mercato, soprattutto che sa come una notizia sui social media può essere indicizzata. E così viene retribuito per scrivere blog, articoli aziendali, etc.
Poter leggere qualche dato che appartiene ai social network (più correttamente social media) mi ha permesso di capire l'impronta che essi hanno sul flusso informativo e sulla diffusione dei
contenuti (veri o falsi che siano). I dati sono aggiornati a novembre 2014 sulla base delle analisi di We Are Social e Global Web Index (periodo in cui stavo affrontando ricerche per un altro lavoro):
1. Facebook
1,35 miliardi di utenti (novembre 2014), con utenti attivi che accedono ogni
giorno pari a 64 milioni. Secondo l'11mo rapporto Censis/Ucsi sulla
comunicazione gli utenti internet italiani iscritti a Facebook sono il 69,8 %.
Altre statistiche evidenziano, sempre in Italia, che 17 milioni di persone
accedono quotidianamente a Internet.
E il dato più importante è che per il
92% dei marketers (cioè coloro che per l'azienda identificano prodotti interessanti per un gruppo specifico di consumatori, o anche che li commercializzano per la stessa) i social network sono importanti per il loro business.
2. Google+
343 milioni di utenti attivi (novembre 2014) e a fine 2013 gli utenti
registrati erano 11,7 milioni dal momento che si considera il grande utilizzo
della posta elettronica di Google. Gli utenti in media restano collegati 6
minuti e 47 secondi
3. Twitter
284 milioni di utenti attivi nel mondo (novembre 2014), e ogni giorno vengono
inviati 500 tweet. Il social video lanciato da twitter, Vine, conta 40 milioni
di utenti attivi. La particolarità di questo poco conosciuto social network per
la condivizione di "corti"è la condivisione di video di molto brevi (6,5
secondi), nella stessa logica delle carettistiche di brevità legate ai tweet
4. Instagram
200 milioni di utenti attivi(novembre 2014). Dal 2012 è di proprietà di
Zuckerberg (Facebook per intenderci). Nel 2013 è stato il social con il maggior
incremeto di utenti attivi (23%)
5. Linkedin
186 milioni di utenti attivi (novembre 2014)
6. You
tube, 1 miliardo di visitatori unici. E' la piattaforma in cui confluiscono la
maggiorparte degli investimenti pubblicitari video. Anche se è da sottolineare
che tale tipo di pubblicità non è quella preferita dalle aziende, infatti
ricopre solo il 10% degli investimenti pubblicitari sul web. Nel 2012 ha
generato introiti da video pubblicitari per 1,3 miliardi di dollari.
7. Spotify,
fonte di musica legale online, conta 50 milioni di utenti attivi. Di questi il
12,5 % non usufruiscono del servizio free ma di quello in abbonamento che
prevede l'assenza di pubblicità. Stessa cosa vuole proporre You tube.
![]() |
Fonte: Pinterest - Relevanza |
La fonte dell'immagine la si può visualizzare al presente link.
COMUNICARE LE INFORMAZIONI D'AZIENDA
A livello aziendale la comunicazione è una delle leve
operative del marketing.
Il marketing non è:
- la pubblicità, la promozione e la vendita
- l'insieme delle indagini di mercato per determinare bisogni e domanda
- l'artefice della società dei consumi in cui venditore e consumatore convivono in un rapporto di sfruttamento da parte del venditore.
Spesso si confonde il termine in queste accezioni ma il marketing si declina nelle diverse forme. Nell'orientamento al mercato, il marketing non è solo azione (promozione e vendita) ma anche analisi, nella sua concezione strategica.
Ed inoltre marketing, pubblicità e comunicazione non sono sinonimi.
Nel fare marketing, ci si occupa di : prodotto, prezzo, distribuzione (place) e promozione (pubblicità, social media, fiere, pubbliche relazioni, etc). La comunicazione ha a che fare con tutti i modi in cui l'azienda interagisce con il cliente, quindi non solo con le attività promozionali ma anche con prezzo, prodotto e distribuzione.
Quindi tra gli obiettivi strategici dell'impresa (marketing strategico) vi si trovano: un' analisi costante dei bisogni e la ricerca di nuovi concetti di prodotto, che garantiscano all'impresa un vantaggio competitivo difendibile nel tempo (Fonte: Lambin).
Mentre il marketing operativo, che si declina nelle azioni di commercializzazione del prodotto, ha tra i suoi obiettivi far conoscere i prodotti, valorizzarli e raggiungere il cliente senza doverlo ricercare. Ed è tra le leve di marketing operativo che vi si trova la comunicazione. Perché è alquanto raro che l'oggetto/prodotto/idea siano già conosciuti da tutti i clienti potenziali, che la domanda superi l'offerta e che non vi siano concorrenti.
Obiettivo della comunicazione di marketing, oltre al "far sapere", è il far sì che il proprio prodotto acquisisca valore agli occhi del potenziale cliente, per fare ciò si avvale di diversi strumenti esterni ed interni, valoriali e tecnici quali: la coerenza, l'opportunità, la chiarezza, la pubblicità, i social media, la forza vendita.
Resta sempre valido il
concetto che definisce una comunicazione di marketing efficace se è in grado di
influenzare esperienze e percezioni in modo coerente con la strategia di
posizionamento della marca, aumentarne il valore, creare clienti fedeli e
stimolare le vendite.
Il social media marketing ha l'obiettivo di generare nuovi contatti o instaurare un rapporto o una conversazione con i clienti effettivi. In cui i diversi social network vengono via via utilizzati a seconda delle esigenze dell'azienda e agli obiettivi individuati, facendo leva sui profili personalizzati presenti sui social network. I social network sono un ottima base per la profilazione completa del proprio target. Ed è questo ciò che avviene da parte delle imprese.
O almeno da parte delle imprese più grandi. Per le piccole medie imprese spesso capita che i social media vengano utilizzati senza strategia. Per le aziende sono molto importanti i social. Ma bisogna saperli usare.
L'importante non è esserci, l'importante è aver qualcosa da dire o tacere con eleganza quando si è presenti, e a volte decidere anche di non esserci.
E quando si intende comunicare è necessario aver presente:
- quali siano le informazioni che SI VOGLIONO trasmettere al mercato
- che il messaggio SIA CHIARO
- che ciò che si dice e come lo dice SIANO COERENTI con
l'azienda
Ciò che penso.
"Nell'era degli eccessi ridurre è meglio che aumentare"
Vi sono leve che vengono sopravvalutate e altre completamente dimenticate.
Un processo di comunicazione efficace (e anche di vendita) prevede il feedback (diretto o indiretto) al quale è necessario porre attenzione. Ignorarlo è una scelta.
mercoledì 28 luglio 2010
Soddisfatti o rimborsati
Oggi vi voglio parlare di una realtà locale (di Verbania) che ho avuto occasione di scoprire e conoscere e alla quale voglio riconoscere due "importanti", anche se rischiose, operazioni di comunicazione, o meglio, marketing.
La realtà della quale vi sto parlando è La Bottega dei Talenti di Anna Mazzola (leggi articolo su Verbania News).
Una nuova realtà imprenditoriale, una sfida nel panorama locale, una sorta d'innovazione tra il teatro e il momento d'incontro, nella quale la parola ricorrente è GIOIA.
Ma aldilà dell'idea
(che già è ovviamente una solida base di partenza per qualunque impresa) ciò che mi ha colpito sono alcune loro scelte in merito alle scelte di PREZZO legato al PRODOTTO spettacolo teatrale.
Non hanno definito un prezzo, il prezzo lo sceglie lo spettatore in base al gradimento. E' una grande dimostrazione di fiducia e generosità.
Altro fattore particolare riguarda gli stage organizzati. Qui il prezzo è definito, ma si comunica " SE NON SARAI SODDISFATTO TI RIMBORSEREMO".
Certo che non è la frase più innovativa del mondo, siamo cresciuti a claim "soddisfatti o rimborsati", ma quanto è raro legato ad uno stage, ad un corso ad un workshop?
A livello di Servizio al Cliente questo può essere vincente. Il partecipante allo stage (cliente) è più portato ad osare, entra in empatia con gli organizzatori che gli offrono la possibilità di recedere, instaura un rapporto di fiducia.

Insomma due buone pratiche di marketing e comunicazione In un periodo storico dove per stupire non servono obbligatoriamente nuovi strumenti o nuove formule marketing, ma a volte è sufficiente utilizzare con semplicità ciò che la "storia" ci fornisce e insegna.
La realtà della quale vi sto parlando è La Bottega dei Talenti di Anna Mazzola (leggi articolo su Verbania News).
Una nuova realtà imprenditoriale, una sfida nel panorama locale, una sorta d'innovazione tra il teatro e il momento d'incontro, nella quale la parola ricorrente è GIOIA.
Ma aldilà dell'idea

Non hanno definito un prezzo, il prezzo lo sceglie lo spettatore in base al gradimento. E' una grande dimostrazione di fiducia e generosità.
Altro fattore particolare riguarda gli stage organizzati. Qui il prezzo è definito, ma si comunica " SE NON SARAI SODDISFATTO TI RIMBORSEREMO".
Certo che non è la frase più innovativa del mondo, siamo cresciuti a claim "soddisfatti o rimborsati", ma quanto è raro legato ad uno stage, ad un corso ad un workshop?
A livello di Servizio al Cliente questo può essere vincente. Il partecipante allo stage (cliente) è più portato ad osare, entra in empatia con gli organizzatori che gli offrono la possibilità di recedere, instaura un rapporto di fiducia.

Insomma due buone pratiche di marketing e comunicazione In un periodo storico dove per stupire non servono obbligatoriamente nuovi strumenti o nuove formule marketing, ma a volte è sufficiente utilizzare con semplicità ciò che la "storia" ci fornisce e insegna.
mercoledì 21 aprile 2010
FEDELTA' E FIDUCIA
Reduce da una mattinata formativa presso SDA Bocconi sono ricca di stimoli e nuove prospettive. Il titolo del convegno (gratuito) era: " New media, Trust e Social networking: sfide e opportunità per il marketing".
Ciò che ritengo più rilevante è la focalizzazione sui concetti di fedeltà e fiducia da parte del cliente nei confronti dell'azienda. Concetti dai quali non si può prescindere a livello aziendale se si vogliono ottenere performance positive.
In un contesto digitale, come quello odierno, diviene ancora più importante integrare i processi aziendali con una comunicazione e un atteggiamento volti a generare fedeltà e ancor più a generare fiducia.
Come si sottolineava in aula, la fedeltà è data da due componenti: comportamentale e cognitiva. La componente cognitiva costituisce la fiducia. Avere fiducia per un cliente significa non dubitare dell'azienda, non temere di essere deluso e per l'azienda vuol dire stabilizzare la relazione con il cliente e isolarsi dalla concorrenza.
Il cliente fedele, ha alto livello di fiducia nell'azienda, è colui che ri-acquista e che autonomamente promuove il prodotto o il servizio.
E' a questo livello di relazione al quale è rivolto il futuro dell'azienda, anche piccola.
La mission è quella di definire una CUSTOMER ADVOCACY, una vera e propria "vocazione" nei confronti del bene del cliente.
A volte ciò può comportare anche il consiglio a non acquistare, a effettuare una comparazione di prezzi, a verificare il prodotto più adatto alla sue esigenze, ecc. Ma questo comportamento genera atteggiamenti e comportament virtuosi nei confronti dell'azienda.
Ciò che ritengo più rilevante è la focalizzazione sui concetti di fedeltà e fiducia da parte del cliente nei confronti dell'azienda. Concetti dai quali non si può prescindere a livello aziendale se si vogliono ottenere performance positive.
In un contesto digitale, come quello odierno, diviene ancora più importante integrare i processi aziendali con una comunicazione e un atteggiamento volti a generare fedeltà e ancor più a generare fiducia.
Come si sottolineava in aula, la fedeltà è data da due componenti: comportamentale e cognitiva. La componente cognitiva costituisce la fiducia. Avere fiducia per un cliente significa non dubitare dell'azienda, non temere di essere deluso e per l'azienda vuol dire stabilizzare la relazione con il cliente e isolarsi dalla concorrenza.
Il cliente fedele, ha alto livello di fiducia nell'azienda, è colui che ri-acquista e che autonomamente promuove il prodotto o il servizio.
E' a questo livello di relazione al quale è rivolto il futuro dell'azienda, anche piccola.
La mission è quella di definire una CUSTOMER ADVOCACY, una vera e propria "vocazione" nei confronti del bene del cliente.
A volte ciò può comportare anche il consiglio a non acquistare, a effettuare una comparazione di prezzi, a verificare il prodotto più adatto alla sue esigenze, ecc. Ma questo comportamento genera atteggiamenti e comportament virtuosi nei confronti dell'azienda.
domenica 18 aprile 2010
QUAL E' IL PRODOTTO?
Oggi riprendo un editoriale che abbiamo pubblicato su Verbania News nel quale si cita un chiaro esempio di marketing "barcollante".
Anche quando si parla di marketing territoriale perchè dimenticare i fondamenti della disciplina?
Forse perchè è sempre esaltante fare comunicazione ma un pò più complesso, e a volte noioso, fare analisi, coinvolgere la "squadra", pensare al prodotto, valutare il prezzo, ecc.
Creato il marchio e creato il logo. Ma per fare cosa? Per andare dove?
E' un pò come se un azienda di casalinghi facesse una campagna di comunicazione tutta basata sul claim "La pentola del futuro" se però tu vai in azienda non trovi alcun prodotto nuovo, o che risponda alle caratteristiche della comunicazione.
Se poi chiedi ad un dipendente o a un collaboratore maggiori dettagli questo ti guarda con faccia sorpresa e non sa risponderti.
Allora il cliente si sente preso in giro, il dipendente non considerato e l'azienda ha fatto un investimento inutile o dannoso.
L'azienda che agisce così rischia di perdere credibilità.
Sarebbe forse stato meglio analizzare se altre aziende operano in un campo simile (concorrenti che lanciano nuovi prodotti o hanno idee simili), se il prodotto che si vuole creare è interessante e possa soddisfare un bisogno (è utile? migliora l'appeal dell'azienda? abbraccia un altro segmento di mercato?), se il prezzo che si propone è equo rispetto al mercato (si mira all'elite? si pensa alla qualità totale? si pensa ad un prezzo alto a fronte di molti servizi efficienti?), se l'intera azienda è coinvolta nel progetto e condivide le scelte e quindi progettare il prodotto.
A questo punto comunicare (dall'immagine istituzionale, al web, alle PR, agli eventi, ecc)
Il primo cliente importante è il cliente interno. E' una risorsa da coinvolgere sempre.
Anche quando si parla di marketing territoriale perchè dimenticare i fondamenti della disciplina?
Forse perchè è sempre esaltante fare comunicazione ma un pò più complesso, e a volte noioso, fare analisi, coinvolgere la "squadra", pensare al prodotto, valutare il prezzo, ecc.
Creato il marchio e creato il logo. Ma per fare cosa? Per andare dove?
E' un pò come se un azienda di casalinghi facesse una campagna di comunicazione tutta basata sul claim "La pentola del futuro" se però tu vai in azienda non trovi alcun prodotto nuovo, o che risponda alle caratteristiche della comunicazione.
Se poi chiedi ad un dipendente o a un collaboratore maggiori dettagli questo ti guarda con faccia sorpresa e non sa risponderti.
Allora il cliente si sente preso in giro, il dipendente non considerato e l'azienda ha fatto un investimento inutile o dannoso.
L'azienda che agisce così rischia di perdere credibilità.
Sarebbe forse stato meglio analizzare se altre aziende operano in un campo simile (concorrenti che lanciano nuovi prodotti o hanno idee simili), se il prodotto che si vuole creare è interessante e possa soddisfare un bisogno (è utile? migliora l'appeal dell'azienda? abbraccia un altro segmento di mercato?), se il prezzo che si propone è equo rispetto al mercato (si mira all'elite? si pensa alla qualità totale? si pensa ad un prezzo alto a fronte di molti servizi efficienti?), se l'intera azienda è coinvolta nel progetto e condivide le scelte e quindi progettare il prodotto.
A questo punto comunicare (dall'immagine istituzionale, al web, alle PR, agli eventi, ecc)
Il primo cliente importante è il cliente interno. E' una risorsa da coinvolgere sempre.
mercoledì 14 aprile 2010
I CLIENTI NON SONO PIU' QUELLI DI UNA VOLTA
Prendo spunto dal Cap. 6 del libro dell'amica Cristina Mariani "Marketing Low Cost".
In questo capitolo lei, oltre a fornire contenuti interessanti e di facile comprensione in merito all'analisi della clientela, fornisce strumenti ed esempi pratici per verificare e migliorare il servizio al cliente.
Il concetto chiave è: i clienti non sono tutti redditizzi. Sappiamo come effettuare un'analisi della reddittività del cliente? Siamo in grado di applicare le dovute misure atte a migliorare il servizio o a "eliminare il cliente costoso"?
Vale la pena rifletterci su, questo vale non solo per le grandi aziende, ma anche, e aggiungo in particolare, per la piccola-media impresa.
Molte volte mi capita di sentire aziende dire: "noi di clienti ne abbiamo fin troppi", "non riesco quasi a star dietro a tutti i clienti da quanto lavoro abbiamo", "l'agenda è piena di appuntamenti, non potrei quasi avere nuovi clienti", " oggi il negozio è stato pieno tutto il giorno", "non riesco neppure a star dietro a fare nuovi preventivi dalla richiesta che abbiamo".
Ma allora perchè queste stesse aziende non hanno utili da capogiro? Perchè a stento coprono le spese? Perchè sono in affanno tutti i giorni senza crescita economica effettiva?
Possono esserci diversi aspetti da considerare, e non vorrei sembrare troppo semplicistica, ma la risposta può trovarsi nella mancata analisi della clientela.
Spesso il cliente che richiede più sforzo e più tempo è quello meno redditizio.
Valutate il tempo che investite nel preoccuparvi per lui, quali costi in telefonate, quanti incontri, qual'è l'ammontare dei suoi acquisti, quanti interessi bancari pagate per ogni sua RIBA insoluta, quanti solleciti dovete fare, quanta assistenza vi richiede, ecc... E se questi costi superano il ritorno ottenibile da tale cliente bisogna avere il coraggio di perderlo.
Se avete verificato di aver lavorato con serietà e professionalità, se siete certi della vostra disponibilità e del servizio prestato, se potete controllare la chiarezza in quanto offerto, ecc.. allora è proprio il caso di eliminare il cliente.
Non è facile, lo so.
Ma migliorare il servizio e la qualità per i "buoni" clienti, genera clienti MOLTO soddisfatti e sono solo loro a ripetere gli acquisti e a fare passaparola.
Riflettiamo.
In questo capitolo lei, oltre a fornire contenuti interessanti e di facile comprensione in merito all'analisi della clientela, fornisce strumenti ed esempi pratici per verificare e migliorare il servizio al cliente.
Il concetto chiave è: i clienti non sono tutti redditizzi. Sappiamo come effettuare un'analisi della reddittività del cliente? Siamo in grado di applicare le dovute misure atte a migliorare il servizio o a "eliminare il cliente costoso"?
Vale la pena rifletterci su, questo vale non solo per le grandi aziende, ma anche, e aggiungo in particolare, per la piccola-media impresa.
Molte volte mi capita di sentire aziende dire: "noi di clienti ne abbiamo fin troppi", "non riesco quasi a star dietro a tutti i clienti da quanto lavoro abbiamo", "l'agenda è piena di appuntamenti, non potrei quasi avere nuovi clienti", " oggi il negozio è stato pieno tutto il giorno", "non riesco neppure a star dietro a fare nuovi preventivi dalla richiesta che abbiamo".
Ma allora perchè queste stesse aziende non hanno utili da capogiro? Perchè a stento coprono le spese? Perchè sono in affanno tutti i giorni senza crescita economica effettiva?
Possono esserci diversi aspetti da considerare, e non vorrei sembrare troppo semplicistica, ma la risposta può trovarsi nella mancata analisi della clientela.
Spesso il cliente che richiede più sforzo e più tempo è quello meno redditizio.
Valutate il tempo che investite nel preoccuparvi per lui, quali costi in telefonate, quanti incontri, qual'è l'ammontare dei suoi acquisti, quanti interessi bancari pagate per ogni sua RIBA insoluta, quanti solleciti dovete fare, quanta assistenza vi richiede, ecc... E se questi costi superano il ritorno ottenibile da tale cliente bisogna avere il coraggio di perderlo.
Se avete verificato di aver lavorato con serietà e professionalità, se siete certi della vostra disponibilità e del servizio prestato, se potete controllare la chiarezza in quanto offerto, ecc.. allora è proprio il caso di eliminare il cliente.
Non è facile, lo so.
Ma migliorare il servizio e la qualità per i "buoni" clienti, genera clienti MOLTO soddisfatti e sono solo loro a ripetere gli acquisti e a fare passaparola.
Riflettiamo.
martedì 13 aprile 2010
MARKETING RELAZIONALE
Andando oltre la transazione che ne è della relazione?
Ogni tanto me lo chiedo, in qualità di cliente e in qualità di imprenditore.
E dal momento che i miei clienti diretti sono le aziende, spesso mi viene più facile trovare spunti per parlare di marketing e comunicazione.
La relazione, questa sconosciuta ma tanto nominata.
I mercati sono maturi, e le aziende si lamentano di non saper più come attirare i clienti.
Cresce così l'importanza di creare rapporti duraturi con i clienti esistenti ed essere pronti a mantenere le promesse ai nuovi clienti.
Una precisazione è d'obbligo, cliente non è solo l'acquirente, cioè chi conclude la transazione commerciale, ma cliente è anche e soprattutto il cliente interno (il dipendente, il collaboratore, ecc) e il fornitore stesso è considerato cliente.
Con questo voglio dire che per l'azienda è importante coerenza tra azioni e comunicazioni, tra inserzioni pubblicitarie e servizio al cliente, tra immagine e clima interno.
Ad esempio:
- oggi avevo un appuntamento con un potenziale cliente, una nota azienda che commercia materiale per il fai-da-te, arredo giardino, utensili, ecc. Prendo la mia auto, dopo circa mezz'ora di viaggio raggiungo il luogo dell'appuntamento e mi accoglie una cortese impiegata. Peccato che lei non sappia perchè io sia lì e a quanto pare neppure il titolare (con il quale avevo l'appuntamento) dal momento che se n'era andato via.
Io per quell'azienda oltre che fornitore, sono anche cliente effettivo o potenziale.
Che opinione posso farmi sull'affidabilità di tale azienda?
Come posso riporre in essa la mia fiducia ?
Le aziende sono sempre più impegnate a risolvere "problemi" tecnici, burocratici, amministrativi, economici, ma spesso si dimenticano che la risorsa più importante, quella che può garantire immagine e sviluppo, è la persona.
E qualora il problema fosse la memoria, esistono agende, organizer, lavagne, calendari, tecnologie ma soprattutto l'attenzione.
Ogni tanto me lo chiedo, in qualità di cliente e in qualità di imprenditore.
E dal momento che i miei clienti diretti sono le aziende, spesso mi viene più facile trovare spunti per parlare di marketing e comunicazione.
La relazione, questa sconosciuta ma tanto nominata.
I mercati sono maturi, e le aziende si lamentano di non saper più come attirare i clienti.
Cresce così l'importanza di creare rapporti duraturi con i clienti esistenti ed essere pronti a mantenere le promesse ai nuovi clienti.
Una precisazione è d'obbligo, cliente non è solo l'acquirente, cioè chi conclude la transazione commerciale, ma cliente è anche e soprattutto il cliente interno (il dipendente, il collaboratore, ecc) e il fornitore stesso è considerato cliente.
Con questo voglio dire che per l'azienda è importante coerenza tra azioni e comunicazioni, tra inserzioni pubblicitarie e servizio al cliente, tra immagine e clima interno.
Ad esempio:
- oggi avevo un appuntamento con un potenziale cliente, una nota azienda che commercia materiale per il fai-da-te, arredo giardino, utensili, ecc. Prendo la mia auto, dopo circa mezz'ora di viaggio raggiungo il luogo dell'appuntamento e mi accoglie una cortese impiegata. Peccato che lei non sappia perchè io sia lì e a quanto pare neppure il titolare (con il quale avevo l'appuntamento) dal momento che se n'era andato via.
Io per quell'azienda oltre che fornitore, sono anche cliente effettivo o potenziale.
Che opinione posso farmi sull'affidabilità di tale azienda?
Come posso riporre in essa la mia fiducia ?
Le aziende sono sempre più impegnate a risolvere "problemi" tecnici, burocratici, amministrativi, economici, ma spesso si dimenticano che la risorsa più importante, quella che può garantire immagine e sviluppo, è la persona.
E qualora il problema fosse la memoria, esistono agende, organizer, lavagne, calendari, tecnologie ma soprattutto l'attenzione.
lunedì 12 aprile 2010
PRODOTTO PIU' SERVIZIO
Guardandomi attorno mi accorgo che le piccole-medie aziende che riescono ad avere buoni risultati sono quelle che hanno integrato la vendita con la fornitura di servizi sempre più integrati.
Cosa intendo?
Non basta più essere bravi artigiani o aver un buon prodotto o essere professionalmente sempre aggiornati o avere a disposizione le ultime novità che il mercato offre o fare bene il proprio lavoro o essere seri e preparati.
Ci vuole altro. Perchè l'offerta è cresciuta e per fare la differenza bisogna andare oltre il concetto di produzione.
Il cliente ha bisogno di fare la minor fatica possibile.
Le proposte sono troppe, le informazioni ancora di più, e spesso queste ultime non sono così chiare.
A parità di prodotto è il servizio che fa la differenza.
Cioè integrare la vendita con servizi inclusi e gratuiti che semplifichino la "vita" del consumatore, sia prima dell'acquisto, che durante, ma anche dopo.
Ad esempio:
- un negozio che vende prodotti enogastronomici può prevedere di integrare la propria comunicazione istituzionale attraverso la produzione di brochure da distribuire gratuitamente nel punto vendita per dare consigli e idee sull'utilizzo dei prodotti. E creare un blog o una pagina facebook nei quali quotidianamente interagisce con gli utenti per dispensare ricette, curiosità e novità. Organizzare momenti di assaggio, e acquisto a prezzo inferiore. Prevedere ordine telefonico o via web e consegna a domicilio.
E in tutto ciò non vanno dimenticati altri importanti o possibili fattori strategici e di marketing operativo:
- diversificazione dell'offerta (posso interessare altri segmenti di mercato?);
- le decisioni di comunicazione (come comunico?Quali strumenti? E come li uso?);
- il marketing interno (il miglior venditore per l'azienda è il proprio collaboratore/dipendente felice)
per il successo nella gestione del rapporto con il cliente.
Proviamo a pensare al servizio non come dovere ma come cultura.
Secondo me può funzionare!
Cosa intendo?
Non basta più essere bravi artigiani o aver un buon prodotto o essere professionalmente sempre aggiornati o avere a disposizione le ultime novità che il mercato offre o fare bene il proprio lavoro o essere seri e preparati.
Ci vuole altro. Perchè l'offerta è cresciuta e per fare la differenza bisogna andare oltre il concetto di produzione.
Il cliente ha bisogno di fare la minor fatica possibile.
Le proposte sono troppe, le informazioni ancora di più, e spesso queste ultime non sono così chiare.
A parità di prodotto è il servizio che fa la differenza.
Cioè integrare la vendita con servizi inclusi e gratuiti che semplifichino la "vita" del consumatore, sia prima dell'acquisto, che durante, ma anche dopo.
Ad esempio:
- un negozio che vende prodotti enogastronomici può prevedere di integrare la propria comunicazione istituzionale attraverso la produzione di brochure da distribuire gratuitamente nel punto vendita per dare consigli e idee sull'utilizzo dei prodotti. E creare un blog o una pagina facebook nei quali quotidianamente interagisce con gli utenti per dispensare ricette, curiosità e novità. Organizzare momenti di assaggio, e acquisto a prezzo inferiore. Prevedere ordine telefonico o via web e consegna a domicilio.
E in tutto ciò non vanno dimenticati altri importanti o possibili fattori strategici e di marketing operativo:
- diversificazione dell'offerta (posso interessare altri segmenti di mercato?);
- le decisioni di comunicazione (come comunico?Quali strumenti? E come li uso?);
- il marketing interno (il miglior venditore per l'azienda è il proprio collaboratore/dipendente felice)
per il successo nella gestione del rapporto con il cliente.
Proviamo a pensare al servizio non come dovere ma come cultura.
Secondo me può funzionare!
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