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lunedì 15 ottobre 2018

Influencer, ambassador o brandvocates

Di cosa sto parlando? Di possibili strategie da utilizzare sui social per sfruttare al meglio la capacità di diffusione della rete investendo, con un po' di criterio, il proprio budget di comunicazione (che bisogna avere).

Degli influencer avevo già parlato. E si definiscono influencer, con distinzione tra "Stelle", per intenderci, Chiara Ferragni e Alice Campello e "Stelle nascenti" come Valentina Cabassi, coloro che influenzano (così si crede) le decisioni di consumo, aumentando la propria notorietà e quella di un marchio (o più di uno ormai).
Per parlare di cifre, un post della Ferragni costa all'azienda 12.000 euro (dati 2017).

Ma non sono cifre per la piccola media imprese queste.

Imperfect note book

Meglio concentrarci su Ambassador e Brandvocates (anche detto brand advocates)

Il primo si può immaginare come l'ambasciatore del brand, colui che per proprie competenze riceve un compenso per diffondere comunicazioni, utilizzo di prodotti, proposta di stile. 

In questo caso la piccola media impresa si potrebbe avvicinare a qualcuno di questi, con profili e reputazioni affidabili solo se:
  1. approfondimenti sulla concorrenza, sull'andamento dei prezzi e della distribuzione sappia cosa siano;
  2. si prodighino realmente per la promozione del prodotto/servizio mostrandovi un reale piano editoriale (nel caso di pubblicazione sul blog e post sui social), le iniziative programmate che intende compiere, le attività collaterali che metterà in atto con il brand. Ricordate che li pagate per le competenze non perché fanno belle foto;
  3. vi dica quali obiettivi potrete raggiungere e in quanto tempo.

In mancanza di uno solo di questi fattori, sono soldi buttati via.
Il Brand Ambassador è responsabile della visibilità del vostro marchio e del relativo sviluppo. Deve incoraggiare le relazioni. Fatevi dire come intende farlo. 

Se vorrete buttarvi in questo mondo, navigate, navigate tra i blog che vi interessano di più, guardate i profili social, e cercate le persone che hanno fatto della propria passione una professione, ma seriamente. Che siano preparati sul mercato, o quanto meno sul vostro settore merceologico. 
Non scegliete i cantastorie. 
Interessa di più la vita reale che la pubblicità tradizionale (e ormai quella di molti feed è pubblicità tradizionale) 

Il mio consiglio? Partire con i vostri clienti. Sì , avete capito bene, proprio loro. Sono loro i brandvocates, coloro che verrebbero comunque da voi anche senza che glielo chiediate, sono i consumatori fedeli, quelli che credono nel brand senza che nessuno li abbia pagati per dirlo. 

Ognuno di noi viene influenzato da pareri che arrivano da fonti fidate, cioè da parte di qualcuno che gode della nostra fiducia. 
Chi sono principalmente queste persone? Amici, parenti, colleghi e persone che stimiamo molto.
Tutto il resto, anche sui social, sta diventando una visione passiva di ciò che vuole far apparire il brand. E ha poco appeal sul consumatore finale, che non è proprio scemo. 

Quindi fate parlare i clienti, monitorate quelli migliori, offrite loro esperienze reali, affinate il servizio e la qualità per loro. Lasciate che parlino e interagite con loro, ovviamente.

Invece che 3000 euro per qualche post create iniziative ad hoc per i clienti/consumatori fedeli.
Saranno loro il vostro migliore investimento.

#pilloledifranchezza

Mancia: 
- Marketing 4.0: Dal tradizionale al digitale - Philip Kotler

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