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martedì 28 marzo 2017

Se avessi il pisello sarei un re, ma sono femmina

Sabato 18 marzo ho partecipato, al Centro Eventi Il Maggiore, ad uno degli incontri organizzati dal Comune di Verbania per la rassegna "Scrittura al femminile".


In particolare era presente Claudia De Lillo, alias Elasti. Divertente, interessante, ironica e auto-ironica. Incontro positivo.
Ma tra le cose che mi hanno colpito maggiormente, e sulla quale medito da giorni, vi è una riflessione che lei ha fatto partendo da un aneddoto familiare. Si tratta della differenza di genere: maschio/femmina.
Ha narrato un episodio che ha come protagonista uno dei suoi figli, che frequenta la scuola elementare, nell'atto del gioco, a scuola, con compagne di sesso femminile. Le femmine interpretano ruoli di Pokemon evoluti, i maschi quelli di Pokemon base (non conosco il mondo Pokemon ma ne deduco vi sia una suddivisione di ruoli e capacità). E tutto pare naturale. E quand'è che poi la donna si fa da parte per lasciar strada libera all'uomo!?!?!? Si interroga Caludia De Lillo.

Stereotipi che disastro




Alcune ricerche, la più recente apparsa su Science a Gennaio 2017, un'altra molto interessante risale al 2010 - Educazione sessista (Biemmi) evidenziano come sin dall'età di 6-7 anni si creano i primi stereotipi che poi influenzano le scelte e gli atteggiamenti dei due sessi.
Alcuni dati, da approfondire con le fonti in fondo all'articolo:

  1. A partire dai 6-7 anni le bambine percepiscono il proprio talento come inferiore rispetto a quello dei coetanei maschi
  2. Analizzando numerosi testi per le scuole elementari ne è risultato che le professione dei protagonisti sono per i maschi 50, tra cui avvocato, scienziato, dottore, re, cavaliere, architetto, etc, per le femmine quelle trovate solo 15, tra cui maestra, strega, fata, casalinga, etc
  3. Gli aggettivi travati negli stessi testi analizzati. Aggettivi per il genere maschile: coraggioso, audace, avventuroso, forte, autoritario, onesto, generoso, etc; per il genere femminile: civetta, vanitosa, invidiosa, pettegola, piagnucolosa, docile, servizievole, ipersensibile, disperata, etc.


Autori ed editori questo è per voi

Una domanda agli autori e agli editori: è possibile rendersi conto che siamo nel 2017? Che alcuni passi in avanti sono stati fatti? Che la madre/moglie non si occupa più solo delle cura dei figli e delle faccende domestiche? E soprattutto che potrebbe essere anche una peculiarità maschile quella di fare il padre e assolvere alle cure domestiche?
Possiamo far sì che in poltrona con il giornale o un libro ogni tanto ci sia anche la mamma e non solo il papà?
Possiamo pensare che tra gli avvocati ve ne sia una con la gonna? Vogliamo provare a illustrare scienziati anche di sesso femminile? E' possibile inserire aggettivi femminili quali coraggiosa, onesta, generosa, ambiziosa e non solo civetta, pettegola, smorfiosa, vanitosa, invidiosa?

Credo che la comunicazione per queste fascie d'età parta anche da voi (non mi addentro in Tv e media in generale perchè è un altro labirinto di preconcetti e clichè)

Che fatica essere uomo

Tutti questi stereotipi ingabbiano anche l'uomo in ruoli definiti e rigidi. Quanto raramente capita di sentire un bambino che esprime liberamente la propria volontà di voler fare il maestro di scuola d'infanzia, dedicarsi a professioni nell'ambito della "cura", etc.? Quando spesso un bambino, dalle scuole elementari in poi, può piangere liberamente? Quando un bambino si può mostrare sensibile e servizievole?

Quanto meno, quando capita, questo genera stupore.

E voi capite che fatica dover essere per forza cavaliere, re, coraggioso, audace, forte, fiero, avventuroso, imprudente?

Quando il capo è donna che orrore

Mi duole ammetterlo ma è così. Nella mia esperienza personale, o in quella di amiche, avere un superiore di sesso femminile è una tortura. Ed è questo che vorrei comprendere, piuttosto che il perchè la donna ha tante difficoltà ad avere ruoli di tradizione maschile.




Mi chiedo spesso:
- perchè una donna in una posizione di potere si allei più facilmente con uomini rispetto che con donne?
- perché una donna superiore in scala gerarchica professionale divenga una strega modello matrigna di Biancaneve?
- perché se il mio capo è donna devo fare la sfigata pena l'esilio?
- perché se sei donna predomina la rivalità rispetto al riconoscimento delle competenze?
- perché quando hai un ruolo decisionale l'invidia ti si attacca addosso come la seconda pelle?

Mi piacerebbe avere delle risposte a questo e soprattutto mi piacerebbe poter far scomparire certi libri per bambini, mi piacerebbe poter spiegare ai bambini e alle bambine che la differenza di genere esiste, ma vorrei sgretolare gli stereotipi che vedranno sempre la femmina meno talentuosa, pettegola, strega e piagnucolosa e i maschi coraggiosi, autoritari, forti e talentuosi.

Vorrà forse dire che la difficoltà della donna a prendere, e gestire, posizioni di rilievo sia frutto di quanto si apprende crescendo?

Gli uomini agiscono le donne appaiono (cit. Berger)

L'osservatore è maschio, anche dentro la donna stessa, per questo il giudizio è maschile.

Ecco, forse, perché sono le donne le prime a giudicare le altre donne, quando l'osservatore interno è giudice severo maschile l'essere femminile è sinonimo di "pochezza", paiono essere ormai di uso comune i binomi femmina=debole, bella=vuota, femminile=seducente, etc.

Mi sembra di assistere spesso a processi di questo tipo: se la donna non emula in toto l'uomo, e non fa tutto ciò che lui fa, è una sfigata, l'uomo se non fa quello che sa fare la donna è perché è un duro (macho).
Questa pare retorica ma purtroppo è molto più reale di quanto si immagina.

Io sono per la libertà di genere. Non mi interessano molto le differenze, non mi interessa dover mostrare forza e successo emulando le caratteristiche maschili.
Credo nella forza dell'essere umano fatto di complessità e debolezza. Maschio o femmina che sia.
Non invidio l'uomo.
Ho più paura delle donne. Ancor più di quelle che sono anche madri.
Non penso che la strada della parità di genere, se è questo l'obiettivo, passi attraverso il trasformarsi in una moltitudine di caratteri maschili con le tette.
Non credo neppure che le bambine vadano trattate da principesse a tutti i costi per poi trasformarsi presto in regine autoritarie.

Magari iniziando dall'infanzia a eliminare gli stereotipi, lavorando sulla libertà di esprimersi e di essere, possiamo sperare di:
- avere donne fiere di essere donne
- di avere donne che sappiano lavorare in team
- di avere persone che vengono valutare per merito e non per sesso
- di avere individui che possano condividere ruoli, e non essere vincolati ad alcuni
- di avere individui competitivi ma non scorretti
- di avere persone che si liberino dalla schiavitù della prestazione

Io intanto proverò a fare del mio meglio in qualità di mamma e occupandomi di comunicazione.

Fonti:

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