“Sul finire degli anni '80 la gente
aveva perso a tal punto il senso della propria dignità che si viveva
in una specie di limbo, dove nessuno aveva più voglia di protestare
figuriamoci poi di ribellarsi. E non c'è niente di più idoneo
perché il potere possa compiere i propri misfatti nella più
assoluta impunità. Questa rassegnata abulia che coinvolgeva anche
artisti un tempo impegnati, giornalisti non di regime e politici
d'opposizione è sintetizzata nel finale della Domenica delle Salme,
dove si parla di pace terrificante, mentre il cuore d'Italia si
gonfia in un coro di liberante protesta. Se non che la protesta ha la
voce di un coro di cicale, scelto ad emblema del menefreghismo
collettivo.”
Fabrizio De Andrè
E' difficile osservare come tutto rimanga impunito e non provochi ribellione a Verbania (tante verità, attività non corrette, nessuna trasparenza), se non in qualche chiacchiera da bar o in qualche post da parte dei più sanguigni. Il disinteresse per ciò che accade, la difesa della propria comodità, la perdita completa della presa di posizione.
A Verbania trovi: i professionisti
improvvisati, la crisi del merito, l'assenza di opportunità, l'
irriconoscenza del valore, il sovraffolamento dei paraculo, dazi
doganali se provi ad entrare in un settore, tante parole e poche
azioni conseguenti, i podisti, i frontalieri, tanti bar, stipendi
bassi, imprenditori che falliscono e riaprono, persone che hanno
realmente rubato e hanno i soldi per creare nuove imprese, tanti
grafici, tanti che si occupano di comunicazione, più operatori video
e fotografi per i media locali delle notizie e dei servizi che sono
da fare, tanti avvocati, una biblioteca, un cinema, un bus ogni
tanto, nessuna identità di luogo, pochissima aggregazione, assenza
di socializzazione, seconde case, un imbarcadero, attività
commerciali in centro (poche delle quali con prodotti di qualità),
La Casera (uno dei pochi casi di successo locale), una pista
ciclabile, tanti che provano a fare politica (ma sono sempre gli
stessi), alcuni immigrati, cinque ristoranti giapponesi, una scuola
di musica (finchè potrà reggere senza risorse economiche), Lampi
sul Loggione, la Ludoteca, alcuni parchi gioco (se non passa qualche
cretino a distruggerli), 2-3-4 spiagge a seconda dell'altezza del
Lago Maggiore, i battelli per le Isole (e i battellot), il Burtulott,
Madonna di Campagna, all'anagrafe i nati a Verbania, professionisti
che si accontentano, poche persone legate al bene comune, gli
incazzati, i radical chic, gli oratori parrochiali, due librerie,
alcuni talenti, i cassonetti per la raccolta differenziata e i
sacchettini per la cacca dei cani e nonostante questo trovi
immondizia e cacca ovunque, i giovani tra i 18 e i 30 anni che se ne
vanno, gli anziani che presiedono, lavori in corso, le luminarie più
tristi da Arona a Cannobio, il calendario dell'Avvento in feltro
sotto Palazzo di Città, chi lavora in casa, tanti tornei di calcio e
calcetto, buoni Istituti di formazione secondaria, Palazzo Flaim,
Villa Taranto, il battellino per le Isole Borromee, fotografi tanti,
interpellanze, figli di papà di trent'anni fa e quelli di oggi, i
falsi e cortesi (d'altronde piemuntes fals e curtes),
gli alternativi, i giovani che fanno rock e quelli che vogliono il
DJ, qualcuno che ci crede ancora.
"I problemi interessanti la collettività, ai quali non eravamo più abituati a prendere parte attiva, vengono subordinati al problema individuale, difficile problema, del tirare a campare" risveglio ossolano - settimanale indipendente, Domodossola 1 gennaio 1946
Mi è stato detto “ti sei fatta terra
bruciata con ciò che scrivi”, “non dovresti scrivere ciò se
vuoi tenere delle pr”. Probabilmente è vero ma poco mi importa.
Tacere per opportunità non è il mio atteggiamento e comportarmi
come gli altri si aspettato per avere consenso non mi viene naturale.
Utilizzo uno strumento, la rete, nel modo che ritengo il migliore per
me, ovvero il poter esprimere liberamente ciò che penso, e poter nel
mio piccolo non chiudere gli occhi di fronte alla mancanza di
rispetto, giustizia e meritocrazia. Il Buongiorno di Gramellini su La
Stampa del 12/11/2016 parla di casi di mal funzionamento del settore
pubblico e la difficoltà di denunciarli pena l'isolamento e la
discriminazione. Io provo a portare il mio micro contributo di
competenza a quella che è la mia città. A chi mi disse “pensa in
grande”, “chettenefrega” rispondo: ho rinunciato ad incarichi
perchè mettevano in dubbio i valori per me più importanti e vado
avanti così.
Non avere un'occupazione fissa (in un prossimo post le avventure di chi cerca lavoro a Verbania) è uno standard per me.
Non sono proprio una persona comoda. E non mi piace il potere di chi
lo esercita per acquisizione e non per merito, abusandone.
13/1/2016 |
Su Ecorisveglio del 6/1/2015 vi era uno
speciale dedicato ai 70 anni della testata, da cui è tratta la frase sopra riportata. Vi assicuro che è stato
emozionante leggere con quanto ardore si credeva nell'informazione
allora, al termine della Seconda Guerra Mondiale. Il risveglio dal
torpore e l'interesse per il bene pubblico sarebbero punti chiave su cui agire anche oggi. Ma chi ne ha il tempo? Cosa cambierebbe? Tanto tutto
resta uguale. Questo è ciò che sento ripetere spesso.
E non so se sia vero, forse si. Per
essere informati ci vuole tempo, cosa cambierà non lo so, magari
nulla. Di sicuro l'attuale politica, il metodo per l'affidamento di
incarichi, le scelte dei professionisti portano a pensare: con quale
spirito resto qui e per fare cosa? Questa si chiama delusione.
C'è chi si rassegna, chi se ne frega e chi s'incazza,
io appartengo al terzo gruppo, di solito.
Buona giornata!
Brava
RispondiElimina